Torna martedì 6 febbraio alle 20.45 l’appuntamento dei Martedì del Mondo in Sala Africa, presso i Missionari Comboniani, con un approfondimento dedicato al Nicaragua, democrazia alla deriva.
La parabola di Daniel Ortega è impressionante. Leader della rivoluzione sandinista a fine anni ’70, poi presidente democratico a più riprese e infine capo ultraliberista e populista della nazione centramericana. Ora si sta intensificando il controllo del presidente su parlamento e magistratura, e ogni forma di dissenso politico viene repressa. Ne sa qualcosa la Chiesa cattolica.
Interverranno:
in presenza Gianni Beretta, giornalista
In collegamento Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire
Con contributi di Dora Maria Tellez, leader politica e attivista nicaraguense (video) e volontari della cooperazione che hanno vissuto in Nicaragua
In presenza e in diretta YouTube sul canale dei MARTEDÌ DEL MONDO
In Nicaragua, paese centramericano con 7 milioni di abitanti, la parvenza di democrazia è smentita dai fatti: da tempo è in atto una violenta repressione del dissenso orchestrata dal regime guidato da Daniel Ortega e dalla moglie (nonché vicepresidente) Rosario Murillo. Ortega guida il paese dal 1979, anno in cui prese il potere a capo del fronte sandinista, sconfiggendo da dittatura di Anastasio Somoza. Rimase in carica fino al 1990, quando cedette il passo alla destra con Violeta Chamorro. Nel frattempo nel paese aveva messo radici la Contras, la guerriglia finanziata dagli Stati Uniti di Reagan proprio per spegnere la rivoluzione sandinista, unica nel suo genere in America Latina. Ortega riprese il potere nel 2006 anche grazie ad una anomala alleanza con l’ex capo della Contras. nel 2013 venne riconfermato cambiando la costituzione, garantendosi la possibilità di essere rieletto all’infinito. Il sogno sandinista di un Nicaragua libero, florido e indipendente è rimasto nella lotta dei sandinisti fuoriusciti che, dall’estero, contrastano Ortega. Da anni il paese è scivolato in una spirale di corruzione e di violenza: dopo Haiti e Honduras, è il più povero di tutta l’America Latina. Media, Ong e scuole sono censurate o chiuse, gli oppositori uccisi, incarcerati o esiliati dopo essere stati privati della nazionalità. Alle elezioni farsa del 2021 Ortega fece incarcerare tutti e 7 i candidati che osarono sfidarlo. La chiesa cattolica, è mediatrice dopo le rivolte del 2018 represse nel sangue (355 morti), è tra le istituzioni più colpite dal regime. In questi anni si registrano oltre 700 attacchi e profanazioni di chiese, 275 solo nel 2023. Due vescovi e 14 preti sono stati arrestati e ora, liberati, sono in Vaticano. 83 religiose di differenti congregazioni e 70 sacerdoti sono stati mandati in esilio. Anche il nunzio, mons. Sommertag, è stato espulso il 12 marzo 2022. Quale sarà il futuro nella terra di Sandino?