Il Patrono

San Zeno, ottavo vescovo di Verona, è vissuto nel IV secolo d. C. (muore nel 374 circa) ed era originario della Mauritania. Proprio per questo motivo viene spesso chiamato “il Vescovo Moro”, da cui anche il colore scuro della sua statua. Si conosce molto poco della sua vita: le testimonianze storiche lo descrivono come una persona di grande cultura (si era formato alla scuola di retorica africana i cui massimi esponenti sono Apuleio di Madaura, Tertulliano, Cipriano e Lattanzio) che visse in austerità e semplicità, tant’è vero che pescava il suo pasto quotidianamente nelle vicine acque dell’Adige, e che diede un grande impulso al cattolicesimo in Verona combattendo il paganesimo e l’arianesimo dilaganti. La sua santità deriva, oltre che dalle opere compiute in vita, dalle sue azioni miracolose successive. Il primo evento miracoloso sarebbe una scommessa che il vescovo avrebbe fatto col diavolo: giocarono a palla con la punta di una montagna e una volta vinto, San Zeno avrebbe fatto portare un fonte battesimale in spalla al diavolo da Roma fino a Verona. Il secondo è l’allontanamento dei demoni dalla figlia del magistrato Gallieno di Rezia ed infine, il più eclatante, è considerato il salvataggio degli abitanti di Verona colpiti dalla piena dell’Adige nell’Alto Medioevo: durante il matrimonio del re Autari con la principessa Teodolinda, l’Adige ruppe gli argini e allagò la città, ma giunto davanti alle porte aperte della Basilica di San Zeno si fermò.

 

San Zen che ride” è uno dei più importanti simboli della città di Verona. Ne rappresenta l’anima cattolica che, assieme all’Arena, testimonianza degli antichi romani, e a Giulietta e Romeo, rappresentanti del Medioevo, sono un inconfondibile biglietto da visita della città nel mondo. Ma cos’è “San Zen che ride”? E’ la statua del Santo Patrono San Zeno protettore dei veronesi e dei pescatori d’acqua dolce, la cui festa è il 21 maggio in corrispondenza del trasferimento della sua salma nella Basilica a lui dedicata (in realtà sarebbe il 12 aprile nel calendario del martirologio). Ancor oggi è una dell’immagini più cara a tutti i Veronesi.

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