Una e cattolica, santa e apostolica – Santi Pietro e Paolo

Allegato: Solennità Ss. Pietro e Paolo

Solennità Santi Pietro e Paolo 2025

Villafranca e Cattedrale di Verona, 29 giugno 2025

(At 12,1-11; Sal 33; 2 Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19)

E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa… a te darò le chiavi del regno dei cieli”. Le parole di Gesù sono rivolte a Pietro, ma in realtà non solo a lui. La grandezza di Pietro, infatti, consiste nel fatto che egli “è la personificazione dell’universalità e dell’unità della Chiesa”, commenta sant’Agostino. In effetti, la Chiesa non è soltanto Pietro, ma è per cominciare Pietro e Paolo; poi la serie dei primi cinque chiamati, come si addiceva ad un Rabbi; quindi i Dodici che evocano le Tribù di Israele; infine, tutti i popoli della Terra, non solo i giudei, ma anche i pagani, come dimostra l’Apostolo Paolo.

In tal modo la Chiesa è al tempo stesso “una, santa, cattolica e apostolica”. A ben guardare si tratta di due coppie di termini che si confrontano: da un lato “una e cattolica”, dall’altra “santa e apostolica”. “Una” e “cattolica” suona come una contraddizione in termini. Come si fa ad essere “uno” e contemporaneamente “in tutte le parti” del mondo? Eppure questa è la Chiesa: unica, ma diffusa su tutta la terra, senza conoscere confini di alcun genere. “Santa” e “Apostolica” è l’altra singolare coppia che descrive la Chiesa come unita a Dio, ma insieme inviata a tutti gli uomini e le donne. Il contrasto tra stabilità e mobilità che a noi fa venire le vertigini, rappresenta una sfida che dice della comunità cristiana che non è composta da “perfetti arrivati”, ma da “discepoli missionari”. Pietro e Paolo con il loro sangue effuso a Roma (64-67 d.C. sotto Nerone) fecero germogliare la Chiesa; ma dopo la stagione dei martiri (fino al IV secolo) fu anche grazie ai lapsi (letteralmente caduti), cioè a quelli che non ebbero il coraggio del martirio, che la Chiesa ebbe modo di andare avanti, sia pure attraverso la penitenza e la progressiva riammissione.

La Chiesa, dunque, è insieme una e cattolica, santa e apostolica. Questa identità si riflette nella dialettica tra i due Patroni della Chiesa di Roma. Non si tratta solo di un omaggio al mito fondatore della Città Eterna che aveva in Romolo e Remo i due archetipi, ma della costituzione stessa della comunità cristiana che è sempre plurale, mai singolare. Perché a pensarci bene, “due non è il doppio di uno, ma è il suo contrario” (E. De Luca). Due, cioè il contrario dell’isolamento e dell’autosufficienza; il contrario di quella forma di “autismo” che pervade il nostro tempo rendendolo sordo e cieco. Festeggiare oggi i santi Pietro e Paolo vuol dire tornare alle sorgenti della fede cristiana e riscoprire che al di là delle tante cose che ci dividono e rendono faticoso il nostro cammino ecclesiale, ciò che fa la Chiesa è la fondamentale relazione tra tutti i battezzati in Cristo, al netto delle nostre reciproche insofferenze. In un mondo tentato di parcellizzarsi in mille rivoli e in miriadi di interessi, in definitiva, incapace di ritrovare unità e universalità, senso di appartenenza alla terra e distinzione di popoli e di culture, la Chiesa può essere una provocazione forte, “ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG, 1).

condividi su