Allegato: Veglia adolescenti di Brescia a Sant’Anastasia
Basilica di Sant’Anastasia, sabato 14 dicembre 2024
Starlight (Veglia per gli adolescenti di Brescia)
(Gen 28,10-17; Mt 1,15-25)
(Giacobbe) “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gen 28,12). Così grazie a questa scala e a questi strani esseri, i due mondi più lontani – cielo e terra – si toccano. Per Verona l’immagine della scala è un riferimento storico importante, tanto che questa città è detta anche “scaligera” (= che porta una scala). Il motivo è che qui dalla fine del Medioevo all’inizio del Rinascimento governava la famiglia Della Scala. La scala di Giacobbe, però, è un’immagine diversa. Più che una scala a pioli dovremmo immaginarla come una piramide a scaloni. Ma la differenza vera è che la scala biblica non è uno stemma di gente importante e non ha nulla a che fare con il potere di andare in alto nella vita: nessuna scalata al successo, nessuna scala sociale. Infatti, stando al racconto biblico, Giacobbe si sarebbe addormentato in un posto di fortuna, con una pietra come cuscino, all’inizio di un viaggio che aveva intrapreso per scappare dal fratello Esaù, a cui aveva giocato un brutto scherzo, soffiandogli la primogenitura. In questa condizione di difficoltà, Giacobbe percepisce vedendo la scala che non siamo soli. Quando si risveglia, infatti, esclama: “il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen 28,16). C’è stata (1971) una canzone dei Led Zeppelin, “Scala per il paradiso”: Stairway to Heaven, dove si parlava di una strana signora che sta comprando una scala per il paradiso. Nella canzone c’è una domanda che affiora: questa donna sapeva che la scala comprata è costruita sul vento che mormora? Cioè sullo spirito, diremmo noi? Non si sa, dice la canzone, perché a volte le parole non sono sempre facili da interpretare. In ogni caso, la scala di Giacobbe porta con sé una buona notizia e una promessa: Dio è con noi anche nei luoghi e nelle esperienze più difficili, e ci promette di non abbandonarci. Non importa se questa scala ora non la vediamo. Non importa se quel vento non lo sentiamo. Come diceva Martin Luther King: “Per fare il primo passo non hai bisogno di vedere tutta la scala”.
Ma che vuol dire il “primo passo”, verso l’alto? Il “primo passo” deve essere ancora una volta di lato, a fianco di chi ha il coraggio di mettere al mondo qualcosa di buono. Questo “primo passo”, a volte, comincia con un sogno. Come accade a Giuseppe che viene definito “lo sposo di Maria” pur in una cultura maschilista come quella antica. La cultura del suo tempo, tuttavia, permetteva a Giuseppe di lapidare Maria, dato che c’erano i motivi per un sospetto di adulterio, ma lui che era giusto aveva scelto di ripudiarla solamente. Poi però il sogno: Giuseppe, puoi metterti al fianco di lei, puoi sognare il sogno di lei, puoi sognare il sogno di Dio. Lo puoi fare, perché il nostro Dio è con noi. In realtà, vivere credendo non consiste mai nel sistemare ciò che ci infastidisce o non ci piace, ma nel provare a cambiare noi stessi, rimodulando le nostre aspettative in base ai bisogni o alle difficoltà di chi ci sta accanto. Nei passaggi cruciali e più bui delle nostre vite, quando ci sembra di perdere qualcosa di immensamente importante, Dio accende sempre una luce, stimolando la nostra creatività e insegnandoci non a rinunciare ai nostri sogni, bensì a viverli in modo diverso. Ti è mai capitato qualcosa del genere nella tua giovane vita?