Allegato: 25_12_2024 -quando Dio si fa uomo – natale in die
Messa del giorno di Natale
Cattedrale di Verona, 25 dicembre 2024
“E il Verbo si face carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Il celebre prologo giovanneo lascia intendere, senza far balenare alcuna immagine o suscitare alcun sentimento, che siamo di fronte ad un fatto. Non ad una favola. Un richiamo così vigoroso alla realtà suona ai nostri giorni assai pertinente perché stiamo perdendo il contatto con la realtà. Per questo è urgente “tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. Ormai sono i dati e non più le cose concrete ad influenzare le nostre vite. Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il cloud” (Byung-chul Han). Si va, cioè, sempre di più nella direzione di smaterializzare la realtà. Se prima era la “mano” l’organo del lavoro e dell’azione, oggi è il “dito” l’organo della scelta. L’uomo “senza mani” del futuro ricorre solo alle “dita”. Sceglie invece di agire. La libertà “in punta di dita” però si rivela un’illusione. La libera scelta è, a ben vedere, una scelta consumistica. E alla fine si finisce per essere dei “sorvegliati speciali”. Ma cosa c’entra tutto questo con il Natale? C’entra perché se oggi si tende a smaterializzare la realtà, a Natale Dio si materializza e dà corpo alla storia. Peraltro, ci mette al riparo da alcuni equivoci.
Il primo equivoco è pensare alla vita “senza crucci”, come fosse uno smartphone, la cui superficie liscia basta a trasmettere un senso di resistenza assente. Sul suo levigatissimo touch screen ogni cosa appare docile e gradevole. L’esperienza autentica, per contro, attesta che esistono resistenze e contraddizioni con cui misurarsi quotidianamente. In particolare, esiste il limite che nessuno vuol vedere.
Il secondo equivoco è ritenere l’intelligenza artificiale più performante di quella naturale. In realtà, il pensiero umano è molto più del calcolo e della risoluzione dei problemi. Esso rischiara e illumina il mondo perché ascolta, origlia, tende l’orecchio. Cosicché prima che esso colga il mondo è il mondo a toccarlo, a commuoverlo. L’aspetto emotivo è essenziale per il pensiero umano. La prima immagine di pensiero è la pelle d’oca. L’intelligenza artificiale, ahimè, non conosce… la pelle d’oca.
Il terzo equivoco è quello di ritenersi capaci di guardare al mondo attraverso lo schermo piatto del tablet che si rivela un diaframma che protegge e immunizza dallo sguardo e dalla voce dell’Altro. Noi consumiamo informazioni senza sosta, ed esse riducono i contatti fisici. La percezione perde intensità, corpo e volume. Il sentito dire ha inghiottito il mondo.
Tutti questi equivoci si diradano alla luce del Natale che è un Bambino che sgrana gli occhi e con la sua carne rossa restituisce consistenza alle cose anche quando sono resistenti; introduce un senso profondo che rende il mondo abitabile; rende legati e non solo collegati gli uni agli altri. E così diventa chiaro, come dicevano gli antichi, che “res sacra homo est”. Quando Dio si fa uomo, diciamo oggi che è Natale.