Il Messia del “vino nuovo” – Istituzione lettori e accoliti

II domenica per annum 2025

AllegatoII domenica per annum 2025 – Istituzione lettori e accoliti

II domenica per annum 2025 Istituzione lettori e accoliti
Cattedrale di Verona, domenica 19 gennaio 2025
(Is 62, 1-5; 1 Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12)

“Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli”. Il primo ‘segno’ da decifrare per capire che razza di Messia è Gesù ha a che fare con una festa di nozze, di cui si fatica ad individuare la sposa e lo sposo. Da subito entra in scena la madre di Gesù e poi l’allegra brigata dei primi discepoli con Gesù. Dove si fa incontrare per primo il Maestro? Non nel tempio o nel deserto e neanche in qualche tugurio, ma nel bel mezzo di una festa: a tavola! Insomma, Dio si fa trovare in mezzo a gente che gode, ride, scherza e balla. Può sembrare irrituale questa presenza considerato che istintivamente noi pensiamo a Dio in termini seri e moralistici e quasi mai in termini di vitalità e di piacere. In realtà, Dio è ovunque e perciò anche nell’atmosfera leggera e chiassosa di una festa. A pensarci, Dio non si trova sempre e soltanto “ai limiti, ma al centro, non nelle debolezze, ma nella forza” (D. Bonhoeffer). Come quando dinanzi ad un’emozione travolgente e ad una gioia incontenibile ci viene da lodarlo e da ringraziarlo.
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Tra le tante persone invitate alla festa, si distacca una donna, una vera credente, l’unica coscienza risvegliata che si accorge che il vino si sta esaurendo. Maria ascolta il desiderio profondo di pienezza, sente che la festa rischia di essere compromessa. Non accetta passivamente l’esaurimento della gioia del banchetto: compie un gesto impertinente e va nella sala degli uomini dove Gesù “sta con i suoi discepoli”. E gli dice apertamente: “Non hanno vino”. Maria si rivolge a Gesù perché sa che dove c’è Gesù ogni cosa viene richiamata alla vita. E così anticipa tutte le professioni di fede, prima ancora che dia inizio ai suoi segni in Galilea. Gesù non si muove, ma parla e la sua parola crea, come in principio. Non senza la collaborazione di alcuni attoniti inservienti, che sono una immagine di quanti a breve tra voi saranno chiamati al ministero del lettorato e dell’accolitato.
“Riempite d’acqua le anfore”. Gesù prende in mano l’iniziativa e ordina di fare incetta di centinaia di litri d’acqua. Dietro questo gesto faticoso c’è ben altro. Se l’acqua dice la normalità e il necessario come del resto il pane, il vino allude invece a quel che è eccedente e che pure è indispensabile per vivere e non soltanto a sopravvivere. Gesù è il Messia del “vino nuovo” che fa saltare l’acqua cheta della Legge e dell’impegno umano e svela la straordinaria energia che viene soltanto da Dio. E questa sequenza aiuta a vivere il quotidiano con un di più di fiducia e di impegno perché senza saperlo stiamo ubbidendo ad una provvidenza che sa trasformare quel che facciamo in qualcosa di meraviglioso. Riscattare la routine, la normalità, il terribile quotidiano è quello che aiuta a riempire la vita ogni giorno. Mai l’uno isolatamente dall’altro perché “vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore” (1 Cor 12,5), che si compiace della nostra felicità, “come gioisce lo sposo per la sposa” (Is 62,5).

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