Allegato: San Biagio – Lunedì della IV settimana per annum 2025
San Biagio
(Eb 11,32-40; Sal 31; Mc 5,1-20)
Chiesa di Santa Maria al Paradiso in Verona, lunedì 3 febbraio 2025
“Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro”. Con queste parole Marco introduce uno degli episodi più bizzarri del suo vangelo che cattura immeditatamente l’attenzione per via dei maiali, più di duemila, che si inabissano nel mare. Ma è l’incontro con l’uomo, il cui spirito è impuro, che dà da pensare. “Impuro” o “immondo” significa che “sa di morte”. L’uomo, infatti, è l’unico animale che sa di morire e la legge fondamentale dell’esistenza è dettata dalla paura di morire. Heidegger, non a caso, ha parlato dell’uomo come dell’essere-per-la-morte. Se si vuol comprendere che cosa ci tormenta o cosa ci fa vivere in modo frenetico e compulsivo non si sbaglia pensando alla rimozione della morte. Ma questo è proprio quello che coincide con il senso religioso della vita. Per questo l’uomo va incontro al Maestro perché confusamente intuisce che da Lui può venire l’aiuto.
“Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!»”. Il male sente come un tormento il bene, gli dà fastidio il bene. Ed avverte che là c’è la vita che è venuta a ribaltare la condizione mortale. Per questa ragione Gesù dice: “Esci!”. Perché è entrato abusivamente nell’uomo, rendendolo impuro. L’uomo non è fatto per essere abitato dallo spirito di paura, ma dalla fiducia nella Parola del Padre, non dall’egoismo, ma dall’amore, non dalla morte, ma dalla vita. Quindi: “Esci!”. Oggi l’esoterismo ha un certo effetto specie sui teenagers, esposti alla percezione del futuro più come minaccia che come promessa. Offrire agli adolescenti l’alternativa al male che consiste nel concentrarsi su Gesù è decisivo. Se non si vuol abbandonare i nostri cuccioli di uomo alla deriva di sette o rituali senza capo né coda. Da questo punto di vista san Biagio, medico di origine armena che visse nel IV secolo, vescovo della città di Sebaste, è diventato un simbolo della lotta contro il male fisico, legato ad una specifica parte del corpo che valse al santo la nomina di protettore della gola.
“Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te»”. Il paradosso è che Gesù scaccia lo spirito impuro e i mandriani scacciano Gesù dal loro territorio perché lo trovano pericoloso per la fine dei loro porci. Resta il fatto che Gesù ha liberato l’uomo dalle sue paure che lo costringevano a nascondersi nei cimiteri e a dare di matto. L’incontro con Gesù ci libera dalle forze devastanti che inquinano la nostra vita, lasciandoci atterrire dalla paura della morte, fino a farci del male con l’autolesionismo. Siamo qui per constatare che chi incontra Cristo è salvato.