“Con le orecchie è la realtà che entra dentro di noi” – Pellegrinaggio giubilare al Frassino

Allegato: Pellegrinaggio giubilare al Frassino

IV domenica di Pasqua 2025
Pellegrinaggio giubilare al Frassino
(At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14b17; Gv 10,27-30)
Centenaro e santuario Madonna del Frassino in Peschiera del Garda, domenica 11 maggio 2025

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco”. Per quanto l’immagine del buon pastore possa apparire fuori tempo ed eccessivamente ingenua, in realtà è una metafora che scatena la reazione degli avversari del Maestro che di lì a poco decidono di eliminarlo fisicamente. Cosa si nasconde di così eversivo dietro parole all’apparenza così bucoliche?

Innanzitutto, Gesù definisce suoi coloro che “ascoltano la mia voce”. Questo è l’atteggiamento di chi crede: riesce a credere solo chi sa ascoltare. Ascoltare, beninteso, è molto più che sentire. Significa riconoscere colui che parla dalla sua voce, dal suo timbro particolare. E ciò richiede impegno e fatica, come quando si apprende una lingua straniera dove ciò che viene prima non è parlare, ma appunto ascoltare. Oggi si ascolta tanto o poco? Tantissimo se pensiamo a come siamo spiati dai nuovi linguaggi digitali. Pochissimo se pensiamo che ascoltare si fa non con le orecchie… da mercante, ma con le orecchie del cuore. Imparare ad ascoltare è decisivo. Con gli occhi siamo noi che entriamo nella realtà. Con le orecchie è la realtà che entra dentro di noi. Quanto tempo dedichiamo all’ascolto? Non solo della musica, ma dei genitori, degli amici, di Dio? So decentrarmi facendo spazio all’altro con disinteresse?

La seconda azione che Gesù presenta come propria dei suoi consiste nel verbo seguire: “mi seguono”. Solo quando hai ascoltato, cioè conosciuto qualcuno, puoi avere la forza di stargli dietro. Come quando ci si innamora e si fanno cose impossibili se non fosse per il sentimento che lega. Il rischio più frequente oggi è quello di chi pretenderebbe di star dietro a Gesù senza conoscerlo veramente e, dunque, senza averne l’esperienza diretta. Così accade come nella celebre favola dei cani che inseguivano una lepre che aveva visto soltanto uno. Alla fine solo chi l’aveva intravista ebbe la forza di continuare a correre. Gli altri si stancarono.

Io e il Padre siamo una cosa sola”. Qui la rivelazione giunge all’acme e scandalizza i presenti. A pensarci, però solo Gesù può farci credere a Dio perché Lui solo lo conosce, ne parla in prima persona e non per sentito dire. Se non ci fosse Gesù sarebbe impossibile per noi venire a capo di Dio, del suo Volto, della sua identità. Solo grazie al Maestro ci è dato di inoltrarci nel mistero senza andare incontro a surrogati oggi così diffusi che ci allontano dalla verità delle cose e contribuiscono ad estraniarci dal mondo e dai suoi problemi.

L’augurio è che il dono dello Spirito ci renda capaci di ascoltare, di seguire e, finalmente, di credere. C’è troppa gente in giro che non ascolta, che gira solo intorno a sé stessa e non crede. E così si dispera e fa disperare. E sapete perché? Perché c’è sempre meno gente capace di ascoltare… la voce dello Spirito!

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