Allegato: Vigilia Solennità Ss. Pietro e Paolo
Vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo
Casa circondariale di Verona – Montorio, sabato 28 giugno 2025
(At 3,1-10; Sal 18; Gal 1,11-20; Gv 21,15-19)
La festa dei due fondatori della Chiesa di Roma ci riporta alla dimensione duale che sta dietro alla Chiesa “che presiede alla carità” (S. Ignazio). Non si tratta soltanto dell’effetto condizionato del mito fondatore di Roma, quello di Romolo e Remo, ma è la forma strutturale della Chiesa che si ritrova nelle pieghe della Parola appena proclamata. Per cominciare, la pagina degli Atti evoca: “Pietro e Giovanni (che) salivano al tempio per la preghiera”. Poi, il testo paolino, dopo la conversione dell’Apostolo delle genti, precisa: “Tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa”, cioè Pietro. Infine, il celebre testo evangelico di Giovanni che si chiude con la parola del Maestro rivolta a Pietro: “Seguimi”, mostra in questa correlazione profonda tra Gesù e un pescatore – che ha conosciuto luci e ombre – la forma piena dell’esperienza della fede. Questa fondamentale qualità della relazione è anche la strada da percorrere tra noi umani. Cito tre situazioni che meritano la nostra attenzione. La relazione tra uomo e donna; la relazione tra popoli; la relazione tra l’uomo e Dio.
Abbiamo smarrito la qualità della relazione uomo/donna dietro a una forma patriarcale che ha segnato indelebilmente il rapporto nella storia trasformando quello che doveva essere un rapporto egualitario pur nella differenza in un rapporto di sottomissione, a cui l’emancipazione femminile si è sottratta. Ora i maschi sono in confusione e le donne sempre più sole. Occorre lavorare ad una nuova cultura dei rapporti all’insegna del rispetto, della tenerezza, dell’amore.
L’altra qualità che si sta smarrendo è la relazione tra i popoli sempre più soggiogati dalla logica della forza. In reazione alla globalizzazione abbiamo avuto un ritorno di fiamma dei nazionalismi e dei sovranismi e di conseguenza si è esasperata la dimensione internazionale. Oggi assistiamo increduli all’escalation della guerra e del diritto della forza più che dalla forza del diritto. Occorre anche qui tornare ad una sana correlazione che faccia del dialogo e del negoziato la strada da seguire senza lasciar parlare le armi che non parlano in realtà, ma uccidono.
Infine l’ultima relazione da coltivare è quella tra Dio e gli uomini e le donne di oggi. Con superficialità pari solo alla nostra presunzione abbiamo derubricato Dio a una questione privata, senza rilevanza per la società, In realtà, quando si appiattisce tutto nel presente senza più il respiro del passato e senza il profumo del futuro l’uomo si abbruttisce, esasperando i suoi bisogni che si trasformano in diritti insaziabili che cancellano i doveri sociali e il caos regna sovrano.
Bisogna ritrovare la struttura duale dell’esistenza perché noi si viene tutti da due e, come nel celebre aforisma di E. De Luca, “due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato”.