“Chi non ama Dio, teme anche la propria ombra” – Celebrazione Penitenziale (Porto Legnago)

Venerdì della IV settimana per annum

Allegato: Celebrazione Penitenziale Venerdì della IV settimana per annum (Porto di Legnago)

Celebrazione Penitenziale
(Mc 6,14-29)
Porto Legnago, venerdì 7 febbraio 2025

 “Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!”. L’evangelista Marco riserva uno spazio considerevole al racconto della morte del Battista. Il ruolo principale in questo dramma lo ha una donna: Erodiade, la cognata di Erode Antipa, di cui il violento ed iracondo sovrano si è invaghito fino a sottrarla al fratello stesso. Il motivo dell’arresto del Battista, infatti, è legato alla denuncia fatta da Giovanni di questo matrimonio illegale. L’atto decisivo della morte del profeta è ambientato in un banchetto e non a Macheronte. La preoccupazione dell’evangelista peraltro non è di offrire un resoconto dei fatti, ma di far emergere un uomo “giusto e santo” messo a morte per la sua libertà di parola e la fedeltà al suo mandato, che fa presentire l’arresto e la condanna ingiusta di Gesù. Don Primo Mazzolari scriverà che “la testa decapitata del Battista sul vassoio parlerà ancor più fortemente di quando era sul suo collo”. Ascoltare la coscienza è anche per noi il criterio per rientrare in noi stessi e valutarci non in base alle aspettative degli altri, ma lasciandoci illuminare da Dio. Solo in presenza di questa voce che non viene da noi è possibile interpretarsi con verità, senza ricorrere alla solita autogiustificazione per cui “il più pulito c’ha la rogna!”. Per esercitarsi in una vera contrizione del cuore si richiede di far spazio alla luce di Dio. La verità della nostra esistenza vien fuori, infatti, alla luce della Parola che mette in evidenza gli ambiti più reconditi e soprattutto porta alla luce le nostre intenzioni.

          “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”. Le parole del Battista causano la sua morte perché Erodiade lo odia per aver ricordato l’impossibilità di un legame che compromette la filiazione e mette a soqquadro i rapporti familiari. Si fa un gran parlare di famiglie allargate e quant’altro, ma nessuno può negare il cumulo di sofferenze e di tensioni che si registrano dentro situazioni familiari ingarbugliate dall’adulterio che blocca il dipanarsi del futuro e l’ordinato sviluppo dei singoli. La crisi demografica è l’effetto ultimo di un intristirsi e di un ripiegamento sui nostri diritti individuali che perde di vista il bene comune e, alla lunga, compromette la stessa tenuta comunitaria.

Erode temeva Giovanni”. Il Battista non ha paura, per quanto viva apparentemente una condizione di subalternità rispetto al potere gaio e spensierato. Per contro, Erode teme quest’uomo di Dio anche se non riesce ad evitarne la morte. Nel cuore di Erode si combattono due timori: quello di Dio e quello dell’opinione degli uomini. Ha paura di loro, sospetta, vede nemici dappertutto. Come in guerra si ha paura anche di uno sguardo e di uno stormire di fronde. Il male comincia quando il timore degli uomini diventa più forte dell’amore per Dio. L’uomo, allora, diventa schiavo di tutto ciò che succede intorno a lui. Chi non ama Dio, teme anche la sua propria ombra.

Di chi e di che cosa ho paura? Affidiamoci alla misericordia di Dio!

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