Beati coloro ai quali Dio avrà ispirato nel cuore la luce di verità – Solennità di S. Angela Merici

Allegato: Solennità di S. Angela Merici (Desenzano del Garda)

Solennità di S. Angela Merici 2025
(Os 2,16b.17b.21-22; Sal 44(45); 1 Cor 1,26-31; Mt 25,1-13)
Duomo di Desenzano del Garda, lunedì 27 gennaio 2025

“Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. Le dieci damigelle d’onore, chiamate a scortare la sposa, finiscono per crollare dalla stanchezza. Quando poi a mezzanotte lo sposo arriva, si produce una incrinatura improvvisa: da un lato le sagge e dall’altro le stolte. Le prime, infatti, hanno provveduto a mettere da parte olio per ungere gli stracci issati sui bastoni; le altre invece se ne sono scordate. Che hanno le sagge che manca alle stolte? Le sagge hanno senso pratico e sanno prevedere incerti che spingono ad assicurarsi l’olio per reggere l’attesa. Le stolte sono poco concrete e prive di senso della realtà per cui restano sopraffatte dagli eventi.
Essere saggio, dunque, non ha a che fare con l’erudizione. Stolto è l’uomo superficiale che non si chiede che cosa stia accadendo, vive alla giornata e tira a campare. È una stoltezza prima del cuore che dell’intelligenza! Oggi è la Giornata della memoria. Cosa fu l’Olocausto? Non è stato prodotto da alcuna forza demoniaca ma fu l’effetto della superficialità che recide la profondità e l’essenza dell’umano, limitando l’orizzonte morale ed emotivo. Per venire all’oggi, pensiamo alla superficialità con cui affrontiamo alcune sfide globali: la povertà, la guerra, la disuguaglianza. C’è bisogno di saggezza che è la capacità di interrogarsi ma è pure un dono esigente e la ottiene solo chi l’ama con passione, la desidera e la cerca senza darsi pace. Solo chi è saggio evita di diventare stupido e a rigori la stupidità è peggio della malvagità. Infatti quando si è malvagi permane una intelligenza con cui ragionare. Per contro con la stupidità non si riesce a trattare! Oggi abbiamo bisogno di saggezza e di evitare la stupidità.
C’è un ultimo dettaglio che dà da pensare nella parabola che è propria sola di Matteo. L’invito del Maestro è netto: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Non si tratta di una minaccia, ma di concretezza. Non si vive di rimandi pensando che non toccherà mai a me; non si tratta di riempirsi di parole senza mai fare scelte coerenti; non basta limitarsi a biascicare preghiere senza conseguenze concrete. Occorre mettere da parte l’olio di opere buone oltre che di pensieri svegli. Allora la vita non si spegnerà improvvisamente.
S. Angela Merici ha avuto con sé l’olio e non si è fatta trovare impreparata anche se pure i suoi tempi erano tutt’altro che facili sia all’interno della società che all’interno della Chiesa. Angela si è esposta alla luce di Dio, ha conservato il desiderio dell’attesa di Lui. Questo desiderio da coltivare è quanto occorre fare anche oggi. Così la fede non si spegne. Come fu per Angela che pregava dicendo: “Beati sono coloro ai quali Dio avrà ispirato nel cuore la luce di verità e avrà dato la voglia di desiderare la loro patria celeste; e che poi cercheranno di conservare dentro di sé tale voce di verità e tale buon desiderio” (Prologo della Regola, 12).

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