Poeti sociali

La fraternità è la via per la pace

5 ottobre

«La rassegna “Poeti sociali” ci ha fatto toccare con mano persone che sperano a dispetto dell’angoscia, diventando così creditori del futuro»: sono le parole del vescovo Domenico Pompili alla conclusione della seconda edizione (1°-5 ottobre 2025) di questo appuntamento voluto dalla Chiesa di Verona e promosso dalla Fondazione Toniolo.
Ha aggiunto: «In questi giorni ci siamo confrontati non con delle idee, tantomeno con delle dotte accademie, ma con delle persone che, a mani nude, raccontano la loro vita e la raccontano in modo da farci comprendere che sono in credito verso il futuro, non immobilizzate rispetto al presente, tantomeno al passato; per questo sono persone che danno speranza».
“Fraternità è il nome della pace”: questo è stato il tema della seconda edizione, con riferimento forte a due Francesco: il santo d’Assisi negli 800 anni del Cantico delle creature e il papa argentino omaggiato a pochi mesi dalla sua morte e in un doppio anniversario, i dieci anni dalla Laudato si’ e i cinque dalla Fratelli tutti.
Intenso e molto partecipato l’ultimo giorno, domenica 5 ottobre, iniziato con una doppia proposta liturgica: la celebrazione eucaristica a San Bernardino presieduta da mons. Pompili e la preghiera ecumenica al Tempio Valdese con lo stesso vescovo di Verona, la pastora valdese Laura Testa, la pastora metodista Cristina Arcidiacono, il padre ortodosso Leonardo Lenzi.
Gli appuntamenti sono, poi, proseguiti in Gran Guardia: in tarda mattinata la presenza del giornalista Mario Calabresi, che come sempre ha saputo unire competenza, profondità e ironia. Dopo aver raccontato del suo recente dialogo con il card. Pierbattista Pizzaballa – a sua volta ospite di “Poeti sociali” negli eventi di anteprima, con la preoccupazione che da tutte le parti si è lasciato spazio solo alle posizioni più estremiste – ha detto: «Siamo in un tempo in cui si bruciano in fretta le cose, sui mezzi di comunicazione non c’è spazio per argomentare, per cui chi ha un pensiero o una situazione più complessa si ritrae».
Riferendosi al suo ultimo libro Alzarsi all’alba (Mondadori) ha sottolineato: «Siamo nell’era della comodità per cui tutto ci arriva agevolmente a casa e la parola fatica non è più detta. Ha perso ogni attribuzione positiva che un tempo aveva e come genitori crediamo che voler bene ai figli sia essere amici e togliere loro la fatica. C’è però un doppio problema: la fatica prima o poi arriva e il rischio è che in quel momento ci si senta sbagliati; senza la fatica non si possono conquistare cose grandi e ottenere risultati».
Pensando al tema della rassegna e alle immagini di questi giorni ha aggiunto: «Ci sono segnali che ci parlano del desiderio di tornare a incontrarsi, a fare rete, a stare insieme, a partecipare: sono segni potenti di un cambio di paradigma rispetto all’individualismo e all’indifferenza».
Dopo le testimonianze di poesia sociale raccolte da Lucia Capuzzi e Giovanni Ferrò, l’arte di Lia Beltrami, la cura per le persone e i morti dimenticati portata avanti da Cristina Cattaneo anche attraverso Labanof, è stato il momento della testimonianza di Diane Foley, mamma del giornalista Jim ucciso dall’Isis in Siria nel 2014: ha raccontato come si può cambiare un futuro che sembra inevitabile anche attraverso una realtà come la James Foley Foundation, che lavora su più fronti ovvero l’attenzione per gli ostaggi americani, la protezione e la formazione dei giornalisti, l’ispirare al bene che sa anche arrivare al perdono.
Nel pomeriggio si è parlato anche di leadership e impegno per il bene nel Forum AnimAzione “Dalla Dottrina Sociale della Chiesa, un’anima spirituale all’imprenditoria”; di responsabilità e scelte nel vivere le relazioni in “Le fiabe non sono favole” con Jacopo e Silvano Petrosino; dell’eredità e delle prospettive donate dall’enciclica Laudato si’ con il vescovo Domenico Pompili, Carlin Petrini e padre Gaël Giraud i quali hanno evidenziato come nel nostro quotidiano ci siano tante piccole azioni che possiamo fare per cambiare il mondo e che la fraternità è anche l’unica via per un’ecologia integrale.
Gran finale con Ambrogio Sparagna e i Solisti dell’Orchestra Popolare Italiana che hanno fatto riflettere e cantare il nutrito pubblico con tradizionali laudi scritte da san Francesco o ispirate alla sua eredità spirituale.  Con loro il poeta Davide Rondoni, presidente del Comitato Nazionale dedicato all’ottavo centenario della morte del Patrono d’Italia.
Ha affermato: «Il problema di oggi è che non ti senti più creatura, benedetto e amato a prescindere. San Francesco ci insegna a scegliere la povertà che non è la miseria, ma uno sguardo diverso per cui l’altra persona e il mondo intero non sono mia proprietà, ma un dono». In un altro degli interventi che hanno contraddistinto la serata ha aggiunto: «Se vogliamo avere la tregua tra nazioni, dobbiamo prima avere la pace nel cuore, che solo il Risorto dona. E così possiamo vivere ciò che è solo umano ovvero il perdono e la libertà di non rispondere al male con il male».
Dopo i ringraziamenti alla Fondazione Toniolo, al Comune di Verona che ha concesso il patrocinio, a Fondazione Cattolica, Generali Italia e agli altri sostenitori, il vescovo Pompili ha concluso così la lunga giornata di domenica: «Stasera abbiamo finito, da domani si comincia a lavorare per la terza edizione dell’ottobre 2026».

Altre immagini e ricordi sui canali social “Poeti Sociali”.

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