“Soltanto dall’ascolto nasce la fede” – Santa Rita 2025

Allegato: Santa Rita 2025

Santa Rita 2025
(Fil 4,4-9; Sal 1; Lc 6,27-38)
Chiesa di Santa Maria Antica in Verona e San Giovanni Lupatoto, giovedì 22 maggio 2025

Ma a voi che ascoltate io dico”. Gesù, forse consapevole che sta per dirne una grossa, a proposito dell’amore dei nemici, mette le mani avanti. Può parlare soltanto se c’è qualcuno disposto ad ascoltare. In effetti, uno dei nodi del nostro tempo non è tanto la presa di parola, bensì la capacità di dare e ottenere ascolto. Per contro, la perdita dell’udito è una delle cause di demenza senile. Ascoltare, dunque, è vitale e da esso dipende la qualità della nostra vita. Anche di quella spirituale. Per questo la preghiera si avvia sempre a partire dal silenzio che diventa lo spazio ospitale per la Parola. Così come nell’incontro con le altre persone bisogna garantire uno spazio (un tempo?) di racconto che consenta di aprirsi. Santa Rita è stata anzitutto una persona che ha ascoltato le ragioni degli uni e quelle degli altri. Ma soprattutto ha ascoltato la voce di Dio. Si è credenti, quando si ascolta Dio, attraverso Gesù Cristo, e poi la gente. Soltanto dall’ascolto, infatti, nasce la fede. Per questo oggi c’è poca fede in circolazione. Perché c’è poca attitudine all’ascolto.

A chi ti percuote sulla guancia offri anche l’altra”. Ai tempi di Gesù, uno schiavo veniva colpito in volto dal suo padrone con il dorso della mano per non sporcarsi le mani. La guancia colpita era la guancia destra, tranne nel caso in cui il padrone non fosse stato mancino. “Porgere l’altra guancia”, cioè la sinistra, significava costringere il padrone a colpire con il palmo della mano, e quindi, a sporcarsi le mani. Il voltare il viso dell’altra parte per porgere la guancia opposta era, dunque, un modo per impedire all’aggressore di colpire ancora, per interrompere il sistema, per costringere il potente a fermarsi. Siamo chiamati a far questo: impedire al male di prendere il sopravvento. Così ha fatto santa Rita dopo l’uccisione del marito implorando i figli di non vendicarsi. Tre sono i suggerimenti che si ricavano dall’ascolto del Maestro. Il primo suggerimento è superare la logica della legge del taglione. Cioè evitare di rendere pan per focaccia. Troppo inutile la reazione istintiva perché possa accadere qualcosa di inedito. Il rischio è solo di aumentare la violenza senza eliminarla. Il secondo suggerimento distingue il male dalla persona che lo compie. In questo senso il Maestro incalza i suoi uditori ripetendo per tre volte: che gratitudine (grazia!) dovrebbero mai sperimentare se ci si rivolge solo a quelli che ci amano, a quelli che ci fanno del bene, a quelli da cui si spera di ricevere ancora? Il terzo suggerimento è lasciarsi ispirare da quello che si vorrebbe dall’altro e non da quello che si teme: “E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Alla fine si capisce che tali esigenze non sono la condizione per poterci accostare a Dio; sono, piuttosto, la conseguenza del fatto che Dio si è accostato a noi. Alle orecchie del nostro cuore. E ci ha cambiato. Santa Rita è detta “santa degli impossibili” perché ha reso possibile quel che umanamente è impossibile e, cioè, il perdono. Che è la condizione per rendere possibile la vita tra di noi.

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