Immacolata Concezione di Maria 2025
(Gen 3,9-15.20; Sal 98; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)
Cattedrale di Verona, lunedì 8 dicembre 2025
“Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero, il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?»”. La domanda del poetico testo della Genesi fotografa lo spaesamento dell’uomo e della donna che perdono l’armonia con Dio, con sé stessi e, perfino, con la natura. Non è così anche oggi? L’umanità è spaesata: non siamo più in un giardino, ma in un deserto, dove cresce la diseguaglianza, si moltiplicano le guerre e si perde il sapore della vita. Per entrare nel cuore dell’Immacolata, ove risuonano parole antiche come “peccato”, “grazia”, “redenzione”, che hanno perso di mordente, bisogna partire da qui. Perché siamo così disorientati, divisi, rancorosi, insoddisfatti? Perché siamo come una pallina che rimbalza qua e là, senza capirne il perché.
Abitualmente si pensa che il segreto del vivere sia nell’essere utile, efficiente, produttivo. Se non sei nulla di tutto questo, sei tagliato fuori. “Vive inutilmente chi non è utile a nessuno”. È vero, ma fino ad un certo punto. E se uno è inutile perché anziano e ammalato, oppure si trova nello Sri Lanka dopo le alluvioni? Per fortuna, come in una sorta di controcanto rispetto al racconto delle origini, il brano di Luca mette al centro della nostra attenzione una donna giovane, inerme e al tempo stesso integra, consapevole. Ciò che qui viene esaltato però non sono le qualità umane di Maria, ma la benevolenza gratuita di Dio. Maria è delicata, discreta, pudica, cioè il contrario dell’esibizionismo, della grossolanità, dell’ostentazione del nostro tempo, ma in virtù di una consapevolezza che vive profondamente. Quale? Questa, di cui si fa interprete l’angelo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. Questo è il senso della vita: siamo amati a prescindere da quello che siamo o facciamo. “Ci ha scelti prima della creazione del mondo”, ci ha ricordato Paolo.
Di qui due conseguenze. La prima: non allontanarsi da Dio che soltanto può confermarci in questa certezza di essere amati e non “gettati” nel mondo. Ecco perché la fede è così necessaria: ci dà una sicurezza che è come quella del bambino che sente di avere alle spalle dei genitori. La seconda è farsi compagno degli altri, lasciando emergere questa fiducia che illumina ogni giornata e ci dà forza per affrontare anche le situazioni umanamente più disperate. Maria è immacolata e così fa ritrovare la trasparenza della vita che consiste nelle parole dell’angelo a lei rivolte: “Rallegrati, Maria: il Signore è con te”. C’è una iconica canzone dei Beatles Let it be (“Lascia che sia”). Paul McCartney la scrisse in un momento in cui il gruppo stava entrando in crisi. John imponeva a tutti la costante presenza di Yoko Ono. George chiedeva più spazio come compositore e pensava di essere sottovalutato. Nemmeno Ringo sopportava più quell’aria così tesa. Paul invoca la madre, ma possiamo intravvedere in essa la madre dell’umanità e pregare con le stesse parole: “Quando mi trovo in momenti difficili / Madre Maria viene da me / dicendomi con saggezza, lascia stare. / E nella mia ora buia / lei è proprio di fronte a me / mi dice con saggezza, lascia che sia”.
