“Se vedi l’amore, vedi la Trinità” – Santissima Trinità 2025

Allegato: Santissima Trinità 2025

Santissima Trinità 2025
(Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15)
Santa Maria di Zevio, Corbiolo, Lonato del Garda, domenica 15 giugno 2025

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Gesù stesso non pretende di dire tutto. Non solo perché dire tutto è il segreto per annoiare (sic!), ma anche perché non si può mai dire tutto. Soprattutto quando si ha a che fare con Dio, infatti, bisogna essere consapevoli che il più resta inesplorato. A credere, peraltro, si impara camminando, andando dietro alla sua Parola. L’uomo rischia di essere indecifrabile a sé stesso: soltanto una cosa tra le cose, un incidente di percorso, una promessa non mantenuta. La creazione per un verso e la luce della fede aiutano ad interrogarsi piuttosto che a lasciarsi vivere. Non a caso il salmo 8 ci fa dire: Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?. Avvertire la presenza di Dio rende l’uomo interessante e la vita affascinante. Senza la luce di Dio “tutte le vacche di notte sembrano nere” (Hegel).

Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza”. Paolo aggiunge un tassello alla fede, cioè la speranza che è mantenersi forti nonostante le contraddizioni e le storture della vita. Tale capacità di resistenza assume la forma della pazienza che è capacità di reggere l’urto dei problemi senza mai abbandonare il campo alla disperazione o al peggio. Crede non chi lo afferma, ma chi non lascia mai le cose come stanno perché cerca di migliorarle, con fiducia più che con paura. La speranza non è ancora vedere qualcosa, ma intuire che dietro le apparenze si nasconde un senso ultimo, una possibilità non richiesta. Ne segue che laddove c’è Dio anche l’uomo se la passa meglio. Per contro, quando Dio scompare, anche il prossimo si dissolve. Come affermato da E. Ionesco: “Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”.

La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Della Trinità come tale non si parla mai nella Scrittura, ma se ne coglie la matrice nel cuore dell’uomo che è creato “a sua immagine e somiglianza”. Oggi si tende a schiacciare i rapporti in una vicinanza asfissiante o in una lontananza siderale. Ci eravamo illusi nel periodo dopo le tragedie del XX secolo di esserci definitivamente emancipati dalla necessità di ricercare nel volto dell’altro un nemico da combattere. Purtroppo l’alterità piuttosto che essere accolta viene sempre più percepita come una minaccia. La partner che delude le aspettative si trasforma in un ostacolo e va eliminata. Lo straniero che cerca rifugio è trattato come un invasore. La crisi dell’umanità, insomma, è aver perso la percezione della relazione che dà all’individuo la sua prospettiva. Questa è la rivelazione propria di Dio. Infatti, come diceva il grande Agostino: “Se vedi l’amore, vedi la Trinità”. Se vedi un individuo in relazione vedi l’umanità come pensata e amata da Dio.

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