“Per conoscere la realtà non basta l’intelligenza della mente, ci vuole l’intelligenza del cuore” – Esequie di mons. G. Mazzoni

Allegato: Esequie di mons. G. Mazzoni

Santa Caterina da Siena
Esequie di mons. G. Mazzoni
(1 Gv 1,5–2,2; Sal 103; Mt 11,25-30)

Cattedrale di Verona, martedì 29 aprile 2025

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Quando Gesù pronuncia queste parole ha già sperimentato l’indifferenza e l’ostilità di scribi e dottori della Legge che, pur di fronte ai ‘segni’ posti in essere a Corazin, Betsaida e Cafarnao, si rifiutano di accoglierlo. Il Maestro, però, non si scompone, né inveisce, anzi sprofonda nella preghiera di lode. Il suo ‘’ al Padre non è meno radicale di fronte al fallimento, all’assenza di risultati, alla sterilità apparente e invece di scoraggiarsi o di mollare si affida ancora di più al Signore. Mi pare questo tacito affidamento al Signore la cifra per interpretare l’ultima stagione della vita di d. Giampietro che si è sottoposto a cure intensive, senza mai assumere toni lamentosi o rivendicativi, ma con dolcezza e quasi con abbandono.

La preghiera che Matteo riporta con fedeltà è pure un modo per capire come Gesù guardi alla realtà: quali le sue priorità e le sue preferenze. Il tono non è punitivo nei confronti di chi non ha accolto la rivelazione, quanto di ringraziamento per il fatto che Dio si rivela nei “piccoli”, cioè negli infanti. Chi sono i senza-parola? Sono quelli che non si nascondono dietro a un titolo o a un ruolo, che non possono esibire alcun prestigio, né far leva su alcuna posizione di rendita e, tuttavia, sono aperti alla vita e a Dio. Ma perché Gesù loda l’intelligenza dei piccoli e stigmatizza la saccenza delle persone colte e sapienti? Non certo per svalutare l’intelligenza o, addirittura, per negare la sapienza. Semplicemente per richiamare un fatto: per conoscere la realtà non basta l’intelligenza della mente, ci vuole l’intelligenza del cuore. Questa non nega l’altra, ma la supera. Se c’è una qualità da tutti apprezzata nel servizio pastorale di mons. Mazzoni, anche e specialmente in quello di cultore delle scienze giuridiche, è il tratto magnanimo e sereno del suo incessante procedere, tenendo sempre a mente la “salus animarum”.

“Il Maestro conclude con un invito: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. La nostra è la “società della stanchezza” (Byung-Chul Han). Siamo passati da una società disciplinare a una di tipo prestazionale, dove l’eccesso di stimoli, informazioni, impulsi esaurisce e disorienta. Abbiamo bisogno di un po’ di riposo che sia come un intervallo spossato, ma lieto. Come la terra che quando viene l’inverno resta immobile sotto la coperta del freddo, sembra morta, ma si rigenera. Non è della lentezza che abbiamo bisogno, ma di quell’indugiare che fa guardare negli occhi la realtà, gli altri, la presenza stessa di Dio. Ecco perché Gesù promette riposo a chi assume il suo giogo: un’esistenza che non sottrae alla fatica, ma non diventa iperattiva e nervosa, ma mite, umile, paziente e benevola. Da Lui viene l’autentica leggerezza che scaccia la stanchezza: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”. Questa è la lezione di vita che abbiamo appreso da d. Giampietro, uomo del diritto e insieme dalla mitezza evangelica.

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