Allegato: San Giovanni Battista
Natività di san Giovanni Battista 2025
(Is 49,1-6; Sal 139; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80)
Bovolone, 24 giugno 2025
“Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria”. San Luca è l’evangelista più documentato sul Battista, di cui racconta la nascita e l’imprevista scelta del nome, la vita nel deserto e la predicazione. Giovanni Battista inizia la sua predicazione sotto l’imperatore Tiberio, nel 27-28 d.C. e il suo invito rivolto alla gente che accorre in massa è sempre lo stesso: preparate la via per accogliere il Signore; raddrizzate le strade storte e contorte per tornare a Dio con cuore! Giovanni è grande perché non è autoreferenziale: non si lamenta di sé, né cerca per sé, ma è tutto orientato a Gesù, al cugino di appena qualche mese più grande. Ed è questa sua concreta e decisa relazione col Messia che ne fa il “precursore”, cioè uno che vive per preparare la strada all’Altro. Ai nostri tempi dove ognuno vive ripiegato su di sé, è questa una lezione di vita che è una provocazione. Giovanni affascina perché non si limita a predicare la conversione, ma, riconoscendo Gesù come “l’Agnello di Dio” venuto a togliere “il peccato del mondo” (Gv 1, 29), ha la capacità di mostrare in Gesù il vero Inviato di Dio, facendosi da parte perché Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito.
Ma da dove nasce questa libertà e insieme questo coraggio? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore della sua esistenza. Giovanni è, anzitutto, il frutto atteso di una lunga e persistente preghiera, quella dei suoi anziani genitori (Lc 1,7), ma nulla è impossibile a Dio (Lc 1,36). L’annuncio avviene, tra l’altro, proprio nel luogo della preghiera, al tempio di Gerusalemme; anzi, avviene quando a Zaccaria tocca il privilegio di entrare nel luogo più sacro del tempio per fare l’offerta dell’incenso al Signore (Lc 1,18-20). Anche la nascita del Battista è segnata dalla preghiera; il canto di gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria eleva a Dio e che ogni mattina recitiamo nel Benedictus delle Lodi. Dunque, l’intera esistenza del precursore è alimentata dal rapporto con Dio, in particolare nel tempo del deserto, dove privo di appoggi e sicurezze materiali, Giovanni si affida completamente a Dio. Da ultimo, Giovanni non è solo uomo di preghiera, ma anche una guida all’esperienza di questo contatto intimo, se è vero che i discepoli di Gesù chiedono: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (Lc 11,1).
Giovanni è un martire della fede e tutto nasce dal suo dialogo quotidiano con Dio. La preghiera non è tempo perso: infatti, solo in ascolto di Dio il nostro sguardo si approfondisce, si determina e si concentra. Questa è la vita cristiana. Dove il guardare decide di quello che si va a fare. Confesso che sento la necessità di parlare meno di Dio e di parlare di più con Dio. A pensarci, siamo forse chiamati tutti a parlarne di meno e ad ascoltarlo di più nelle storie delle persone, condividendo le nostre. È alla tavola dei silenzi condivisi che Egli potrà forse dirci una sua parola inattesa.
