II domenica di Avvento (80.mo di Coldiretti Verona)
(Is 11,1-10; Sal 72; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12)
Cattedrale di Verona, domenica 7 dicembre 2025
“Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Con le parole del più grande tra i profeti, Isaia, ci viene incontro Giovanni il Battista. Difficilmente oggi è dato di incontrare uno così: lineare, essenziale, concreto. Ai tempi della post-verità per cui ‘dopo’ e non ‘prima’ ci si rende conto che quello che si era detto era solo menzogna, è difficile trovare uno che dica la verità. Ai tempi della complessità, in cui ciascuno sa qualcosa, ma gli sfugge l’insieme, è difficile trovare chi sa da che parte prendere il bandolo della matassa. Ai tempi dell’astrattezza in cui si perde perfino il contatto con il corpo in nome del virtuale, è difficile trovare uno che dica quel che c’è da fare e basta. Giovanni, per contro, è lineare, essenziale, concreto. Lo è anche perché si muove dal basso, dal deserto, anzi dalla terra. Questo legame è essenziale se non si vuol perdere il contatto con la realtà. Decisivo è ribadire il primato etico ed esistenziale dell’agricoltura perché fuori da questa essenziale relazione con il mondo creato si rischia di non aver terra sotto i piedi!
“E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico”. Può fare impressione, ma è un fatto. Si tratta di un uomo che non gira intorno alle cose, ma va diritto al problema. Giovanni è un uomo stanco di sentire luoghi comuni e reclama non che cambino gli altri, ma che cambiamo noi per primi. In particolare, mette in guardia da due pericoli: la pigrizia e la paura. Che cos’è la pigrizia? È quel giocare al risparmio, accontentandosi di quel che passa il convento. Non che non si capisca cosa sarebbe buono, bello, vero, ma vince una specie di svogliatezza che fa accontentare di vivere alla giornata. Non interessa il buono, basta la paccottiglia. Non punge il bello, basta che sia utile. Non interessa il vero, basta il curioso o semplicemente il divertente. La paura è l’altro pericolo che impedisce di cambiare. Qui si blocca anche chi non è pigro. Perché la paura paralizza e si preferisce l’abitudine delle solite cose piuttosto che provare qualcosa di nuovo. La pigrizia e la paura sono anche i pericoli di un’attività economica che non voglia basarsi su pratiche agro-ecologiche che valorizzino la terra senza sfruttarla oltre misura, rigenerando la fertilità e salvaguardando l’ambiente e la salubrità dei prodotti alimentari. Occorre ritornare alla terra se si vuol riattivare un circolo virtuoso tra noi e il creato.
Giovanni però esagera iniettando parole da ultimatum: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?”. Qui c’è il limite del precursore che vede giusto nel disastro del mondo, ma sbaglia la terapia. Non sarà la minaccia della scure alla radice dell’albero a far cambiare, ma le parole del Veniente, mite e umile di cuore, che dirà: “Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,26).
