Allegato: VI domenica di Pasqua 2025
VI domenica di Pasqua 2025
(At 15,1-2-22-29; Sal 67; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29)
Santa Lucia ai Monti, sabato 24 maggio 2025 e Palù, domenica 25 maggio 2025
“Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi”. Gesù sta congedandosi dai suoi in un lungo “addio” che è attraversato da un doppio sentimento: da un lato la consapevolezza che la sua ‘ora’ è giunta e dall’altro che è difficile abbandonare i suoi amici. Per questo è turbato e cerca di rincuorare i suoi perché il ‘distacco’ è necessario, ma non significa l’abbandono. Anzi, la vita è una serie di ‘distacchi’ (dalla nascita, all’asilo, fino alla morte) che aprono a nuove possibilità. Per questo il Maestro si confida e lascia intendere tre diverse modalità della sua presenza.
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Vivere come Gesù, cioè amando il Padre e concretamente il prossimo è la strada per avvertirne la presenza che non ci abbandonerà più ovunque si andrà. È l’amore del prossimo la controprova dell’amore di Dio giacché nel cristianesimo le due cause stanno o cadono insieme. Come ammetteva don Milani davanti ai suoi ragazzi della scuola di Barbiana: “Ho amato più voi che Dio. Ma spero che Lui metta tutto sul suo conto”. Sì, il conto di Dio e dell’uomo è lo stesso e non si dà fede con la violenza, ma solo a partire dalla fraternità comune.
“Ma il Paraclito, lo Spirito Santo,… lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. C’è un’altra presenza nuova che Gesù garantisce ai suoi ed è lo Spirito che agisce come ‘maestro interiore’ cioè come la voce della coscienza che dal di dentro ci illumina e ci orienta, se sappiamo prestarvi ascolto. La preghiera è l’esperienza di quest’attenzione a vivere non ‘altro’, ma ‘altrimenti’ che rappresenta non solo una forma di igiene mentale, ma l’apertura a nuovi orizzonti.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace del Maestro non è quella della forza che si impone e riduce al silenzio, ma quella di chi si insinua e rende il cuore sempre inquieto, mai appagato, perennemente insoddisfatto. C’è chi si domanda “perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti” (J. M. Twenge, Iperconnessi) e la riposta è che si tende a saturare tutti i bisogni e a perdere i sogni. Per questo occorre imparare a sognare e a rischiare.
Agostino chiosava alla fine dei suoi scritti: “Ama e fa’ quello che vuoi!”. In realtà la frase completa suona così: “Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene”. L’amore è solo Dio, ma noi possiamo avvertirne la forza dentro di noi e questa ispirazione interiore è quella che trasforma il nostro quotidiano, assicurandoci una vicinanza con Lui che ci fa uscire dall’isolamento.
