Mitezza, gratuità e libertà – Messa a Marchesino e Campofontana

Allegato: XIV domenica per annum – Marchesino e Campofontana

XIV domenica per annum 2025
(Is 66,10-14c; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20)
Marchesino e Campofontana, domenica 6 luglio 2025

Li inviò a due a due davanti a sé”. Gesù non blocca i suoi attorno a sé, ma li invia, a riprova di un fatto: la missione va intesa in modo centrifugo. Il discepolo, infatti, non può accontentarsi di parlare di Cristo soltanto se cercato e interrogato. Deve prendere l’iniziativa e parlarne per primo. Deve suscitare il problema, non accontentarsi di dare la risposta. Ciò significa che la dimensione sociale dell’evangelizzazione non è un optional o, peggio, una deriva della fede cristiana, ma la sua logica espressione perché il vangelo non è semplicemente informazione, ma più precisamente trasformazione. Soprattutto dove sono in gioco le realtà umane: famiglia, lavoro, economia, ecologia. Ma come muoversi in questi ambiti? Gesù precisa le qualità necessarie al discepolo.

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. La prima cosa è la mitezza, cioè la forza che si impone sulla violenza e sull’aggressività. Come è stato possibile che ci sia stato chi ha ironizzato sul padre morto con la figlioletta abbracciata nel Rio de la Plata, cui veniva rimproverato di essere imprudente? La vittima oggi viene criminalizzata. E chi sta peggio se l’è cercata. E ben gli sta! La mitezza è invece prendersi in carico i problemi con realismo, ma senza far finta di essere severi per non doversi sporcare le mani.

Non portate borsa, né sacca, né sandali”. La seconda cosa è la gratuità. Bisogna essere liberi dalle cose e dagli interessi personali se si vuol raggiungere il cuore della vita. Perché i ragazzi sono oggi più tolleranti e meno felici? Perché vivono in funzione di bisogni che vengono puntualmente soddisfatti, ma i cui desideri sono spenti e perciò la depressione è alle porte. Occorre ritrovare la gratuità nel fare le cose non solo perché questo ci rende credibili, ma anche perché ci fa sentire che esiste un’altra dimensione.

Sappiate però che il regno di Dio è vicino”. La terza cosa è la libertà rispetto ai risultati. Non è il consenso che fa la verità, anzi spesso accade che la massa si volga altrove. Non per questo dobbiamo diventare lamentosi, polemici, frustrati. La libertà dai risultati è fondamentale per non far dipendere quel che facciamo dal successo mondano.

Rallegratevi… perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Così Gesù accoglie i suoi 72 discepoli al loro ritorno. Non sono dei numeri, ma dei nomi, il cui destino è in buone mani. Credere è sentire di star dentro ad un’avventura che non è fondata sulla memoria della cronaca o delle lapidi, ma dell’amore di Dio che non tramonta. L’amore di Dio è quella forza travolgente che ci immette nell’esistenza e ci fa capaci di amare a nostra volta non regredendo alla fase infantile in cui tutto ci è dovuto, ma imparando l’arte di amare che consiste nel diminuire e nel fare un passo indietro perché cresca la vita di tutti.

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