“Ma è soltanto la pace che ha ragione” – Esequie di don Luigi Accordini

Allegato: Esequie di don Luigi Accordini

Annunciazione del Signore
Esequie di don Luigi Accordini
(Is 7,10-14; 8,10c; Sal 40; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38)
Marano, martedì 25 marzo 2025

 “Il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto»”. All’improvviso, senza più la mediazione del profeta Isaia, è JHWH stesso che si rivolge al traballante re Acaz, in preda ad un’autentica crisi di nervi. Al suo tempo i re di Aram (Siria) e di Israele (Regno del Nord), sostenuti dall’Egitto volevano allearsi con Giuda, di cui era re Acaz, per fare fronte unico conto l’Assiria. Acaz, invece, si alleò con il re assiro Tiglat-Pileser III contro Aram e Israele; vinse, salvo poi essere costretto a diventare vassallo dell’Assiria. Acaz, dunque, pensava di essere un politico navigato e agiva in autonomia, pensando di capire meglio di Dio che avrebbe voluto offrirgli un “segno” per decifrare la situazione storica. Don Luigi, i cui grandi occhi azzurri colpivano per la loro luminosità, aveva in animo di educare lo sguardo dei suoi ragazzi, che conduceva in Val di Rabbi, per imparare a decifrare il meraviglioso libro della natura.

Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore»”. Acaz ipocritamente rifiuta di ascoltare Dio, adducendo come motivazione che non vuole tentarlo. E allora il profeta si scaglia contro il rifiuto del re e lo rimprovera di non voler cogliere il “segno” della vergine che partorisce per dire che dove non c’è apertura alla vita il rischio è di precipitare nell’assurdo. Nessuno è così cieco da non accorgersi che siamo anche noi sull’orlo di un baratro, anzi di un abisso, da cui potremmo non più risollevarci. Anche la nostra civiltà ha perso l’evidenza del “segno” della vita. Per contro, preferisce volgersi alla morte, di cui stiamo cogliendo presagi preoccupanti, che potrebbero rivelarsi solo un anticipo della distruzione finale. Da qui nasce, oltre la mobilitazione per aiutare, anche quella per implorare la pace dall’alto. La guerra ha sempre delle ragioni da vendere, dall’una e dall’altra parte. Ma è soltanto la pace che ha ragione. Perché solo la pace si apre al segno fragile e indifeso della vita.

Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi”. Il testo profetico, cui si ispira chiaramente Luca nella celebre pagina dell’Annunciazione appena proclamata, si chiude con queste parole: “perché Dio è con noi”. Parole che in modo blasfemo sono state utilizzate da chi ha usato strumentalmente Dio per i propri scopi, come i nazisti sulle loro cintole. L’equazione Dio=violenza, quasi che i fedeli siano l’esercito e JHWH il condottiero, trova riscontro nella cultura ebraica antica e nelle crociate dei cristiani. Ma non è affatto così. Perché Dio è con noi” nella pace e non nella guerra, nel perdono e non nella vendetta, nella giustizia e non nella violenza. Come nella preghiera di Dante Alighieri: “Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore”. Che il fiore che è Gesù Cristo aiuti tutti, cristiani e non, a ritrovare la via della vita e mai la morte. Come ha insegnato con la sua lunga vita don Luigi.

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