Le tentazioni come “prova” – I domenica di Quaresima (Badia)

Allegato: I Domenica Quaresima 2025(Badia)

 I domenica di Quaresima
(Inizio missioni)
(Dt 26,4-10; Sal 91; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13)
Badia Calavena, sabato 8 marzo 2025

          “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo”. Nel linguaggio corrente, la tentazione è quasi sinonimo di spinta al peccato, mentre il corrispondente termine greco peirasmos significa “verifica”, “prova” che ci permette di capire di che pasta siamo fatti, cioè di appurare chi siamo, dove andiamo e quali sono le spinte profonde che ci muovono ad agire. Luca, a differenza di Matteo, colloca le “tentazioni” di Gesù una nel deserto, una nella salita in alto e una in Gerusalemme. Esattamente come si è snodata l’esistenza del Maestro.

Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. La prima prova è la tentazione del miracolo a buon mercato. Sembrerebbe lecito moltiplicare i pani per sfamarsi, anzi quasi necessario. Ma Gesù, pur dopo 40 giorni di assoluto digiuno, replica: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. Beninteso non lo dice a quelli che come Lui muoiono di fame, ma a chi pretende di mangiare senza lavorare. Risolvere i problemi economici con uno schiocco delle dita o con un clic sulla tastiera, è oggi una tentazione ricorrente. Ma ancor più grave è pensare di comprare tutto e tutti col denaro. Come scrive Dostoevskji nella Leggenda del Grande Inquisitore. A Gesù vien detto: “Tu non volesti privar l’uomo della libertà e respingesti l’invito a mutare le pietre in pane, perché così ragionasti, quale libertà può mai esserci, se l’ubbidienza è comprata con pani?”. Oggi la prima tentazione è salvaguardare la libertà di pensare, di amare, di vivere senza essere sottomessi dal denaro, che compra tutto e tutti.

Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”. La seconda prova è quella del compromesso, per ottenere il bene anche a prezzo del male. Gesù reagisce stizzito: “Sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Nessuno può prendere il posto di Dio, a meno di non sostituirlo con un idolo. Gesù evita di essere accecato dal delirio di onnipotenza che lo sguardo dall’alto vorrebbe propiziargli. La guerra è sempre “cieca” perché vede solo quello che si trasformerà in potere e non vede i danni collaterali che sono il dolore e lo strazio della povera gente.

Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui”. A Gerusalemme si fa strada l’ultima prova, la più radicale, cioè quella dello show fine a sé stesso. Eppure Gesù dichiara: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Non si può pensare di mettere Dio sul banco degli imputati, ma solo di affidarsi a Lui perché noi siamo niente. In gioco è la nostra fiducia in Dio. Da questo punto di vista, l’ultima tentazione è la morte perché richiede un atto di abbandono totale, senza alcuna uscita di sicurezza. “Il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”. Suona come una minaccia, ma è solo per dire che la prova dura tutta la vita. E quella decisiva è per Gesù quando spira gridando: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46; Sal 30).

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