Lunedì 8 dicembre

La vita si diffonde come un profumo nell’aria

Cappella della Casa madre delle Figlie di Gesù in Verona

Immacolata Concezione di Maria (Professione perpetua)
(Gen 3,9-15.20; Sal 98; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)
Cappella della Casa madre delle Figlie di Gesù in Verona, lunedì 8 dicembre 2025 

Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero, il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?»”. La domanda del poetico testo della Genesi non descrive la ricerca del colpevole, ma l’ansia del Creatore. Dio sa dello spaesamento di chi col peccato ha perso in un colpo non solo l’armonia con Lui, ma anche con il sé e perfino con la natura. Non è così anche oggi? L’umanità è spaesata: non siamo più in un giardino, ma in un deserto, dove cresce la diseguaglianza, si moltiplicano le guerre e si perde il senso della vita. Perché siamo così disorientati, divisi, rancorosi, insoddisfatti? Perché tutto è privo di senso e siamo come una pallina che rimbalza qua e là, senza capirne il perché.

Il brano evangelico di Luca rispetto al racconto delle origini mette al centro una fanciulla inerme e integra, libera e consapevole. Qui però non sono esaltate le capacità umane, ma la benevolenza gratuita di Dio. Maria è delicata, discreta, pudica, cioè il contrario dell’esibizionismo, della grossolanità, dell’ostentazione del nostro tempo, ma in virtù di una consapevolezza che vive profondamente. Quale? Questa, di cui si fa interprete l’angelo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”.  Questo è il senso della vita: siamo amati a prescindere da quello che siamo o facciamo. “Ci ha scelti prima della creazione del mondo”, ci ha ricordato Paolo. Di qui due conseguenze. La prima: non allontanarsi da Dio che soltanto può confermarci in questa certezza di essere amati e non ‘gettati’ nel mondo. Ecco perché la fede è così necessaria: ci dà una sicurezza che è come quella del bambino che sente di avere alle spalle dei genitori. La seconda è farsi compagno degli altri, lasciando emergere questa fiducia che illumina ogni giornata e ci dà forza per affrontare anche le situazioni umanamente più disperate. Dalla medesima intuizione si è mosso d. Pietro Leonardi e dietro di lui le sue figlie, fino ad oggi. Scriveva d. Pietro con il suo sguardo profondo e aperto: “Se pongo mano alla cura della gioventù, prendo parte alla riforma del mondo intero”. Questa consapevolezza ha fatto di d. Pietro e poi della sua Fratellanza dei Preti e Laici Spedalieri, dell’Asilo dei Raminghelli, delle Suore di Carità e delle Figlie di Gesù il “motore” della rinascita spirituale di Verona tra le fine del 1700 e la prima metà del 1800. Erano quelli anni di rivoluzioni e di trasformazioni sociali. Ma d. Pietro non si spaventò e come Maria interpretò la sua vita a partire da quattro imperativi: “amare, patire, operare e stare allegri”. Una vita non si misura, non si pesa e non si cataloga come un elenco di attività svolte o di ruoli ricoperti. Si diffonde come un profumo nell’aria, lascia impronte su sentieri che altri viandanti poi percorreranno, si deposita come un seme nel terreno dell’esistenza altrui. Una strada che si percorre un passo alla volta, con fiducia, sapendo che il bene seminato darà frutto, anche quando non possiamo vedere quando, quanto e come.

condividi su