La fede è un’esperienza vitale

Messa alla Pia Opera Ciccarelli (San Giovanni Lupatoto)

Lunedì della XXXII per annum
(Sap 1,1-7; Sal 139; Lc 17,1-6)
Pia Opera Ciccarelli in San Giovanni Lupatoto, lunedì 10 novembre 2025

Se aveste fede quanto un granello di senape”. Gesù non si sottrae alla richiesta dei suoi che gli chiedono di veder aumentare la fede, precisando che non si tratta di quantità, ma di qualità. La fede non è una cosa da possedere e da conservare in soffitta, ma è un’esperienza vitale che fa compiere azioni anche impensabili: “potreste dire a questo gelso: Sràdicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe”. Oggi tale richiesta potrebbe sembrare inutile. Desideriamo che aumenti il nostro gruzzolo in banca, che cresca il numero dei nostri followers, che aumenti la nostra visibilità, ma che cresca la fede non è poi una questione avvertita così rilevante. Che bisogno c’è mai di credere?

C’è bisogno eccome! L’alternativa infatti è andar dietro a ogni sciocchezza. In concreto: si è credenti oppure creduloni. Basta guardarsi intorno: non si crede più in Dio, in compenso si crede, senza dirlo, alla fortuna e alla sfortuna! La stessa ragionevolezza spesso è soppiantata da un’emotività che sacrifica qualsiasi cosa sull’altare di quello che sento e non di quello che è. Alla fine questa condizione ci ha resi lontani dagli altri, incapaci di avere un punto di vista comune. Senza Dio manca una visione delle cose e si finisce per inseguire il frammento della quotidianità camminando verso il niente. Come aveva detto S. Kierkegaard: “La nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani”.

Chi crede è uno, anzitutto, che vede in anticipo, cioè un visionario; sa dove si va, ma non ne conosce tutte le strade. Chi è veramente vicino a Dio ed è presente a sé stesso modifica in positivo anche l’ambiente che lo circonda. Chi crede, poi, diventa coraggioso e prudente allo stesso tempo, cioè supera la timidezza e non recede dinanzi all’esigenza di intervenire dove si richiede aiuto. Chi crede, infine, è libero e disinteressato.

È un ‘servo inutile’ che si dà da fare finché ha salute e poi lascia fare agli altri. Come dire: “Io ho fatto la mia parte. Ora tocca a voi fare la vostra”. Non importa, insomma, che la fede sia tanta. Conta che ci sia. Che noi la si difenda dalle sue contraffazioni per avvicinarci sempre più a Dio e agli altri: “Signore, conserva in me la mia poca fede”. Anche voi qui alla Pia Opera conservate la fede e vedrete che la vita sarà più lieve e più luminosa.

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