Presentazione dei restauri di San Fermo Maggiore
Auditorium della parrocchia di San Fermo Maggiore in Verona, mercoledì 24 settembre 2025
- Gratitudine
È con profonda gratitudine che ci ritroviamo oggi in questo luogo che rappresenta uno dei gioielli del patrimonio spirituale e artistico della nostra diocesi. San Fermo Maggiore non è solo un monumento storico, ma è innanzitutto una chiesa viva, luogo di preghiera e di incontro tra noi e con il Signore che continua a suggerire il bene attraverso la bellezza dell’arte e l’espressività sacra di questo spazio.
- Sinergia
I volumi che oggi presentiamo testimoniano un lavoro straordinario di sinergia tra istituzioni civili ed ecclesiastiche, tra competenze tecniche e sensibilità pastorale. Accanto al volume della Soprintendenza sui lavori di consolidamento strutturale e di riduzione della vulnerabilità sismica, celebriamo anche la pubblicazione curata da Chiese Vive sul restauro della Cappella della Madonna, segno di come la collaborazione tra diversi soggetti possa valorizzare al meglio il nostro patrimonio. I lavori che si sono conclusi rappresentano molto più di un intervento tecnico: sono un atto di responsabilità verso le generazioni future e un gesto di amore verso il patrimonio che i nostri predecessori ci hanno consegnato.
La nostra Chiesa locale vuole essere sempre più attenta al coordinamento delle iniziative, alla formazione di operatrici e operatori, alla comunicazione efficace del patrimonio che custodiamo.
- Salvare la cultura artistica dalla polvere e dal disinteresse
La cultura è viva, suscita dinamiche di partecipazione. Siamo qui, infatti, richiamati da questo bene, in un luogo che presenta una stratificazione millenaria che unisce la chiesa inferiore romanica a quella superiore gotica, raccontandoci una storia di fede che si è incarnata nella pietra, nei colori, nelle forme.
I santi Fermo e Rustico, martiri veronesi del III secolo, continuano a parlarci attraverso questo luogo che custodisce la loro memoria e la loro testimonianza. La Chiesa di Verona riconosce nella valorizzazione dei beni culturali uno dei suoi compiti fondamentali. Come emerso dal progetto artistico-culturale diocesano, l’arte sacra non è solo patrimonio da conservare, ma strumento di evangelizzazione, via di bellezza che conduce all’incontro con Dio.
La cura della bellezza che abbiamo messo in atto in questi restauri non è vuota estetica o mero ornamento. È, molto più profondamente, cura del mondo che abitiamo e che siamo chiamati a custodire; è cura dell’ospitalità, perché uno spazio bello accoglie e invita alla sosta contemplativa; è cura della spiritualità, perché la bellezza autentica apre il cuore all’infinito; è cura della saggezza, perché attraverso la bellezza l’uomo impara a riconoscere il vero e il buono.
In questo senso, i restauri che oggi celebriamo non sono solo opere di conservazione materiale, ma atti di pastorale attraverso la bellezza, gesti di responsabilità verso la creazione e servizio alla comunità umana.
- Favorire inclusione sociale e dialogo interculturale
La riapertura eccezionale del collegamento tra i chiostri ci ricorda che il patrimonio ecclesiastico è un “museo diffuso” che deve essere reso accessibile e fruibile, senza mai perdere la sua identità di spazio sacro. Come indicano le raccomandazioni Unesco sulla funzione sociale dei musei, anche i nostri beni culturali devono contribuire al benessere materiale e spirituale di tutti i cittadini, favorendo l’inclusione sociale e il dialogo interculturale.
L’arte ci umanizza. In un tempo segnato da frammentazione e smarrimento, i nostri beni culturali ecclesiastici possono donare senso e gusto alla vita, essere luoghi di incontro e di dialogo, contribuire a costruire il senso di cittadinanza e il rispetto per l’ambiente.
Nel contesto della lettera pastorale di quest’anno dedicata al tema del “limite”, San Fermo Maggiore ci insegna che anche i limiti strutturali possono essere superati attraverso la competenza, la collaborazione e la passione per la bellezza. I lavori antisismici non hanno solo reso più sicuro questo edificio, ma hanno anche aperto nuove possibilità di fruizione e di conoscenza.
- Ringraziamenti e invito
Ringrazio la Soprintendenza, nelle persone del Soprintendente Andrea Rosignoli e dei curatori dei volumi Felice Giuseppe Romano e Maristella Vecchiato, per la competenza e la dedizione dimostrate. Il loro lavoro non si è limitato agli aspetti tecnici, ma ha saputo cogliere e valorizzare la dimensione spirituale e comunitaria di questo luogo sacro.
Un particolare ringraziamento va al sindaco Damiano Tommasi e all’Amministrazione comunale per la sensibilità dimostrata verso il patrimonio ecclesiastico, riconoscendone il valore non solo artistico ma anche identitario per la nostra città.
La collaborazione con l’Università, rappresentata dal professor Fabio Coden, conferma quanto sia importante il dialogo tra ricerca accademica e vita ecclesiale, tra rigore scientifico e dimensione spirituale. Un pensiero grato va anche a don Maurizio Viviani, parroco di questa comunità, che con dedizione pastorale ha seguito questi lavori mantenendo sempre viva la dimensione orante di questo spazio. Ringrazio sentitamente Cristiana Beghini, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della nostra Diocesi, per la competenza e la passione con cui coordina la valorizzazione del nostro patrimonio artistico, e Letizia Tasso, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza.
La presentazione del restauro della Cappella della Madonna, che seguirà a loro cura, sarà occasione per toccare con mano come la conservazione dei beni culturali sia al servizio della vita liturgica e della devozione popolare.
Conclusione
Concludo con un invito: che questo luogo continui ad essere casa di preghiera per tutti i popoli, spazio di bellezza che eleva lo spirito, ponte tra passato e futuro, tra fede e cultura, tra Chiesa e città. Che San Fermo Maggiore possa continuare a raccontare la storia della salvezza attraverso le sue pietre millenarie e la sua bellezza restaurata.
Il nostro grazie si trasformi in impegno: custodire questo patrimonio perché continui a parlare al cuore dell’essere umano contemporaneo, assetato di bellezza e di verità.
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Intervista
1) Il restauro della Cappella della Madonna in San Fermo si inserisce nel contesto di molteplici interventi che hanno interessato questa chiesa negli ultimi anni. Oggi la manutenzione e il restauro richiedono un approccio che coinvolge tante competenze e la collaborazione fra enti diversi. Si tratta di una sfida impegnativa anche per la Chiesa
Certamente. Sempre più, anche nei termini della gestione di una parrocchia è opportuno e scelta vincente la strada del lavoro di squadra, del concerto di voci che intreccia le diverse competenze e crea una armonia di sguardi e di intelligente al fine di ottenere l’obiettivo migliore. Un parroco da solo non può avere tutte le competenze, le conoscenze; il dialogo con l’Ufficio diocesano è indispensabile, non solo ai fini delle autorizzazioni, ma per garantire le scelte più oculate in contesto di scelte progettuali, di intervento, dei professionisti.
2) Oggi tantissime persone hanno chiesto di essere qui presenti; le proposte culturali legate ai beni ecclesiastici, ma anche la catechesi attraverso l’arte, raccolgono sempre una grande attenzione. Si tratta di un segno che l’arte cristiana può ancora parlarci?
Non dobbiamo mai dimenticare che culto e cultura hanno la stessa radice. Noi siamo figli di un tessuto sociale in cui la Chiesa è stata matrice del vissuto in senso ampio, e riuscire a ridare alle opere d’arte e alle architetture stesse il valore per cui sono state pensate e costruite, è un gesto di rispetto per la loro stessa identità, e ci aiuta a fare del bello uno strumento sereno ed efficace del buon vivere, anche in senso cristiano.
3) Oggi ricordiamo anche la figura di don Carlo Zantedeschi, un parroco che come tanti altri si è speso per tramandare un patrimonio straordinario di fede ed arte. Si tratta di un impegno gravoso che spesso i nostri parroci sono chiamati ad affrontare: come accompagnarli in questo ulteriore ruolo che rappresentano?
Esiste nella natura stessa della Diocesi, nei servizi di curia, il sostegno e gli aiuti necessari, in termini di dialogo, di consiglio, di suggerimento; ma anche di accompagnamento concreto. Un parroco in questi termini non è mai solo, ha garanzia di poter seguire i dovuti passi nel rispetto delle leggi, con scelte oculate ed opportune.
