Mercoledì 3 dicembre

La compassione è l’attributo fondamentale di Dio

Esequie don Bottacini

Mercoledì della I settimana di Avvento 2025 (esequie d. Bottacini)
Cadidavid, mercoledì 3 dicembre 2025
(Is 25,6-10a; Sal 23; Mt 15,29-37)

Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare”. La compassione è l’attributo fondamentale di Dio, compatire vuol dire “patire con”; senti l’altro come parte di te e Dio che ci ama, ci sente come l’altra parte di sé stesso, sente tutti i nostri bisogni, le nostre fami e anche le nostre gioie. È un Dio simpatico – compassione vuol dire simpatia – e tutta la sua azione ha come origine la compassione, cioè questa simpatia, questo sentire l’altro. Se un’azione non ha come origine la compassione, è un’azione sempre contro l’altro, cioè è uno strumento di potere sull’altro. Se invece nasce dalla compassione e dalla simpatia non è un potere sull’altro, ma è un servizio all’altro, è un atto vero di amore. Don Bottacini è stato da sempre una figura simpatica, capace di interagire con gli altri, mantenendosi sempre all’altezza dell’incontro con le gioie e i dolori della gente che incontrava. Alla fine, quel che conta nella vita di un pastore è la qualità delle relazioni che riesce a stabilire perché sono quelle il tramite del messaggio che si vuol dare.

E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini»”. Il problema fondamentale del mondo non è trovare il pane per tutti gli uomini, è come viviamo il pane che c’è, con quale spirito, con quale parola, come pane fraterno e allora quel pane sazia e ce ne sarà per tutti. Ce ne fosse anche mille volte di più ma è un pane padronale, non un pane fraterno, quel pane affamerà sempre di più, dividerà sempre di più gli uomini. Quindi il problema non è dove trovare il pane, è come vivere il pane. Per questo Gesù chiede di quanti pani dispongono. Perché il punto non è la quantità, ma la qualità e dunque la relazione che si stabilisce. Il segno che Lui compie non è tanto una moltiplicazione quanto una distribuzione che arriva a colmare i bisogni di tutti senza accumuli e senza carenze.

Prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla”. Il gesto che compie, di cui l’Eucaristia è la ripresentazione nel tempo storico, dice come arrivare al miracolo del pane per tutti. La sequenza dei gesti del Maestro non è casuale. A partire dai pani e dai pesci Gesù rende grazie, spezza, dà perché diano. Sono tre momenti che moltiplicano gli effetti. Rendere grazie al posto di imprecare. Dividere invece di accumulare. Dare invece di prendere. Dietro questa logica si nasconde un’altra logica all’insegna della gratitudine, della condivisione e della gratuità. Don Bottacini ha vissuto così: in un mondo che sembra lasciarsi ispirare dalla logica della rivendicazione, dell’ingratitudine e della sola prestazione, è riuscito a vivere nella lode e nella benedizione, a condividere con tutti quello che ha avuto in dono, a vivere in una forma di gratuità lieta e serena senza aspettarsi ritorni di alcun genere. Così la sua vita è stata segnata da una serenità anche a dispetto degli anni della sua forzata immobilità, mostrando nel concreto il sapore del Vangelo.

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