La Chiesa rinnova il memoriale dell’alleanza

Allegato: la chiesa rinnova il memoriale dell’alleanza – esequie don mirandola

 

Sabato della XIX per annum – Esequie di don Piergiorgio Mirandola

(Gs 24, 14-29; Sl 16; Mt 19,13-15)

Parrocchia Ronco all’Adige, sabato 16 agosto 2025

 

 

Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo… a Sichem”. Israele sta passando dal nomadismo a un nuovo tipo di società: sedentaria, agricola, commerciale, cittadina, a un nuovo – diremmo oggi – welfare. Il successore di Mosè intuisce il pericolo: la perdita della memoria, anzi l’abbandono del passato soprattutto religioso, per il contatto alquanto affascinante con le religioni del territorio di Canaan; perciò, dopo aver introdotto le sue tribù in buona parte della “terra promessa”, le convoca al pozzo di Giacobbe, a Sichem. Nel dialogo tra Giosuè e il popolo ci sono delle sorprese. La prima è che dopo aver comandato agli Israeliti di servire il Signore, il condottiero dopo Mosè li lascia liberi di scegliere: “Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire”, cioè a quali dei pagani volete prostrarvi. La seconda è che Giosuè cerca perfino di dissuadere il popolo, non sottacendo le difficoltà che dovrà affrontare: “Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati”. Perché Giosuè è così severo? Perché vuol evitare il rischio di un impegno superficiale, che alle prime difficoltà viene smentito. Accettare di entrare in un rapporto di alleanza con il Signore è una cosa seria e richiede il coinvolgimento della libertà di ciascuno. Dio non obbliga nessuno, ma vuole che lo si scelga liberamente. L’Alleanza è una realtà che presenta tre aspetti: è un’azione libera e gratuita da parte di Dio, anzitutto. Poi è una sorta di reciproca attrazione per cui Dio è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo. Quindi, come esito di questa relazione speciale ne consegue un impegno etico.

A Sichem Giosuè stimola, provoca, quasi stuzzica i suoi perché scelgano di nuovo JHWH ma senza sentirlo come un obbligo imposto dall’esterno, ma come una conversione cioè un cambiamento di rotta. Che presenta due passi. Il primo è negativo: “Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dei!”; quindi uno in positivo: “No! Noi serviremo il Signore”. Chi sono gli dei? Sono quegli idoli che si sovrappongono o si sostituiscono al Dio vivente. Sono i miti sempre cangianti della nostra società: successo, denaro, piacere, potere. E sono le ideologie, cioè quelle visioni del mondo che tendono a dar rilievo solo al profitto, all’interesse, al narcisismo. Invece servire il Signore vuol dire camminare verso lo shalom cioè la pace che è disinteresse, gratuità, perdono, riconciliazione, gioia.  La proposta di Giosuè non costringe, è libera e il popolo può rispondere responsabilmente (come in una vera democrazia!). Così quell’assemblea si chiude e tutti riprendono la vita quotidiana nel loro nuovo contesto sociale e religioso. E noi come Chiesa rinnoviamo ad ogni Eucaristia questo memoriale dell’Alleanza. Questa è la cosa che va custodita gelosamente e ci riporta alle nostre radici. Così le 10 parole smettono di essere un ricordo e diventano un appello a trasformare il mondo e noi stessi. Come ha fatto don Mirandola in tutta la sua vita.

 

condividi su