Allegato: La casa che raccoglie, accoglie e risplende – esequie don riccardo adami
Beata Maria Vergine Regina – esequie di don Riccardo Adami
(Is 9,1-6; Sal 112; Lc 1,26-38)
Parrocchia Caselle di Sommacampagna, venerdì 22 agosto 2025
“Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Il celebre testo di Luca lascia intravvedere una casa, fino a mettere a fuoco una persona soltanto: una giovane ragazza di nome Maria. La prima istantanea di Maria è quella di una ragazza “a casa propria”. “Maria fa il suo ingresso nel Vangelo collocata da Luca dentro uno spazio proprio, quello di un luogo appartato in cui è necessario entrare” (E. Ronchi). La casa, ovviamente, è molto più delle sue mura e delle sue forme. Dice almeno tre cose che don Adami ha vissuto nel suo inconfondibile stile.
La casa è, anzitutto, ciò che ‘raccoglie’ e crea le condizioni per passare dall’edificio all’interiorità di chi vi abita. Essere ‘a casa propria’ significa sentirsi a proprio agio, raccolto, concentrato, in modo da fare unità tra quello che è dentro e quello che è fuori. “L’io esiste raccogliendosi”. Don Riccardo ha sperimentato questo sentirsi a casa in diverse comunità, dalla prima parrocchia che lo ha accolto a Povegliano in poi. In ciascuna lui stesso si è fatto prossimo per raccogliere tutti, sia i vicini che i lontani e, in particolare, si è avvicinato a quelli che venivano da lontano, a partire dagli anni Novanta.
La casa, poi, non solo raccoglie, ma ‘accoglie’. Fin dalla soglia di sé stessa, si apre come accoglienza del volto, come intenzione di accoglienza. La casa è simbolo di ricettività e in questo senso è termine femminile perché dice della vita che viene accolta e rigenerata. Noi si vive perché una donna ci ha accolti e custoditi per anni. Perché – come Maria – ha accolto il bambino in sé e così è diventata regina nel senso che è stata subito al servizio della vita. La Chiesa è madre e don Adami che l’ha servita con intelletto d’amore è riuscito sempre a preservarne questa fondamentale caratteristica femminile, senza scadere in approcci maschilisti che sono di loro natura approssimativi e generalisti. Per don Adami ognuno era diverso dall’altro e non c’era il rischio della massificazione. Anzi ognuno veniva accolto per quello che poteva dare. Lui stesso confessava sul sito dell’unità pastorale di Villafranca: “Ricordo con emozione i primi consigli pastorali parrocchiali, le prime commissioni dei laici che si occupavano di pastorale, liturgia e carità”.
La casa, infine, non solo raccoglie e accoglie, ma pure ‘risplende’ nella sua semplicità del feriale che è poi la vita di tutti. È bello pensare che Dio ti sfiora non solo nelle liturgie solenni, nei grandi momenti pubblici della fede, nei giorni di ritiro, ma anche – e soprattutto – nella vita comune, nel quotidiano. La casa non è solo il luogo dove abitiamo, non è solo la dimora che ripara: è porta aperta sull’infinito, perché Dio ci parla prima di tutto là dove siamo noi stessi, in silenzio e in ascolto. Così è stato l’ultimo tratto di vita di don Riccardo quando si è ritrovato a Negrar, continuando ad essere quello per cui era nato: il prete. Grazie a Dio.