La buona novella che illumina – Festa di San Domenico

Allegato: La buona novella che illumina – festa san Domenico

 

Festa di San Domenico

(Is 52,7-10; Sal 95; 2 Cor 4,5.7-15; Mt 5,13-16)

Casa Sacerdoti Negrar, venerdì 8 agosto 2025

 

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”. Le parole del Maestro mettono a nudo i credenti che in mezzo alla crisi del mondo diventano insipidi. Al tempo di san Domenico la Chiesa rischiò di diventare insipida: persa in continue lotte di potere mentre l’eresia dei Catari prendeva il sopravvento. Domenico, “il dolce spagnolo” (S. Teresa d’Avila), capisce che è inutile ogni richiamo alla riforma se non passa attraverso la gioia del Vangelo. In tal modo fa regredire il secolarismo dei suoi tempi che era fatto di battezzati ormai senza identità e di una Chiesa lontana dai cambiamenti. Anche oggi ci vorrebbe un san Domenico che ci aiuti a ritrovare il fuoco dell’evangelizzazione e ci metta a contatto con la carne viva della società di oggi.

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio”. Il profeta Isaia fa l’elogio di chi evangelizza cioè lascia trapelare dalla sua vita buone notizie, la pace, la salvezza, che è Dio. Per san Domenico questo ideale si riassume in una parola: Veritas, perché l’uomo non può smettere mai di cercare la verità. Ciò richiede cuore e intelligenza, eros e logos. L’eros feconda il logos e impedisce si accartocci su sé stesso; il logos, d’altra parte, armonizza l’eros e lo controlla perché la vita senza remore non si autodistrugga. Il puro istinto o la vuota razionalità ci allontanano dalla verità e ci fanno ricadere nella consuetudine. Domenico entra in dialogo con l’interlocutore e ne assume la domanda. Sa essere insistente e insieme paziente, senza mai diventare stucchevole e neanche rinunciatario. In questo modo diventa capace di fronteggiare i Catari, che spacchettavano il mondo in due, riconducendolo ad unità. Per questo i suoi piedi sono stati leggeri e mai stanchi. “Pesa più l’ago che la zappa!”, diceva mio nonno, a cui debbo il mio nome. Annunciare il Vangelo richiede l’agilità dell’ago che chiede precisione e decisione. E così sa cucire e ricucire l’umanità. Lasciamo ad altri di tagliare. A noi spetta cucire senza stancarsi. Cucire in particolare il dialogo tra le generazioni, giovani e adulti, come ha dimostrato il recentissimo Giubileo dei giovani con papa Leone XIV!

Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio”. Il testamento di Paolo diventa il ritratto di san Domenico: vigilante, paziente, fedele. La fedeltà, beninteso, non è la sciatta e stanca ripresentazione dello stesso, ma è lasciare libera la verità di permeare ogni angolo di vita umana: è una fedeltà creativa. Allora verrà da sé quello che attende il mondo: la luce che rischiara il buio. Per questo l’evangelizzazione è l’annuncio della buona novella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Di questo siamo grati a san Domenico.

Introduzione

San Domenico muore a Bologna l’8 agosto 1221. L’anno prima, nel 1220, sull’Aventino a Roma si incontra con san Francesco, che morirà nel 1226. Quell’abbraccio fra san Francesco e san Domenico è stato poi immortalato in tante raffigurazioni e Dante Alighieri nel dodicesimo canto del Paradiso fa dire a san Bonaventura che “ad una militaro” (cioè, combatterono insieme). Non senza precisare: Francesco sposò la povertà, Domenico… la fede. Ad entrambi così si applicano alla perfezione le parole del Maestro: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Pur nella loro diversità, i due sono stati per la Chiesa del Duecento sale e luce: hanno cioè dato gusto ad una comunità che rischiava di lacerarsi all’interno e di diventare ininfluente all’esterno e hanno rischiarato con la loro vita una stagione difficile della storia europea.

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