Il nuovo sguardo della fede – XX Domenica tempo ordinario – Centro riabilitativo Marzana e Santuario Bassanella

Allegato: Lo sguardo nuovo della fede

 

XX Domenica tempo ordinario

(Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56)

Centro riabilitativo dell’Ospedale di Marzana e santuario della Bassanella in Soave, domenica 17 agosto 2025

 

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”. Di fronte a parole così perentorie non è lecito nascondersi dietro tentativi di addomesticamento. Gesù, in realtà, non è un piromane, ma sta facendo riferimento al ‘fuoco’ dell’amore di Dio che purifica e consuma. Della serie “chi ama brucia!”. In effetti, sbaglia chi pensa al Vangelo come ad un tranquillante per la vita in pericolo. Gesù è tutt’altro che una “tisana” perché sovverte e modifica la realtà. La fede, infatti, offre sempre un altro sguardo sulle cose e non è detto che sia necessariamente il più rassicurante. Del resto il Maestro è consapevole del suo destino di passione e di morte. E non fa mistero di quello che lo attende. Dice: “Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!”. Non è masochista; semplicemente è realista e sa con chiarezza che le sue parole e, ancor prima, le sue opere genereranno una reazione violenta e scomposta. È sempre così del profeta autentico che, come Geremia, mette a soqquadro le certezze del potere di turno e finisce per essere scaraventato nel fondo fangoso di un pozzo. Così è per i cristiani veri che saranno contestati, rifiutati e neutralizzati. Ieri come oggi.

Ma la frase più audace deve ancora venire e suona così: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”. La pace di Gesù non è la Pax romana! In una parola, non è la pace del mondo. Che differenza c’è tra la pace del mondo e quella di Cristo? Non si tratta della semplice tensione fra la sfera materiale e spirituale della vita. Come se Gesù pensasse alla pace dello spirito e non alla pace dei corpi, alla pace del cuore e non alla pace della società. Il contrasto è tra due differenti valutazioni. Il mondo parla di pace, ma rifiuta chi denuncia che la radice della divisione è il peccato cioè l’ingiustizia. Il mondo, insomma, parla di pace, ma la fonda sulle armi e sulla paura. Per questo arriva a dire: Si vis pacem, para bellum! Che è un assurdo logico, eppure oggi viene rispolverato, quasi a dire che la guerra è bella (sic!) e prepara la pace. Ma la pace di Gesù non è questa. Semmai Gesù è venuto a portar via questa pace, a toglierla di mezzo. Per la mentalità del mondo il suo discorso è un disturbo, una fonte di contrasto, una lacerazione, che può persino dividere in famiglia. Pace per Gesù è, dunque, il contrario di sicurezza. Significa prendere su di sé la realtà e non guardarla a distanza. Un conto è parlare di giustizia sociale e un conto è pagare un prezzo per questa priorità. La pace di Gesù è fatta da persone come Elena Mazzola della Comunità “Emmaus” di Kharchiv che si è portata dietro con sé 20 disabili. Erano terrorizzati dalle bombe, ma soprattutto dalla paura che Elena perdesse la fede che è alla base del suo amore gratuito. Ecco la pace di Cristo che si fa strada attraverso cristiani che stanno coi piedi per terra e lasciano trapelare l’amore libero e gratuito di Cristo. Aveva ragione D. Bonoheffer quando scriveva: “Io temo che i cristiani che stanno sulla terra con un solo piede, staranno con un solo piede anche in paradiso”.

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