XXV per annum 2025
(Am 8,4-7; Sal 113; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13)
Comunità “Giubileo 200” in Palazzolo di Sona e Affi, sabato 20 settembre 2025;
chiesa di San Moro in San Mauro di Saline e Porto Legnago, domenica 21 settembre 2025
“Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese…”. Le parole sferzanti di Amos, vissuto intorno all’VIII secolo a.C. – un tempo di esuberante economia e di stridente ingiustizia – mettono in chiaro che l’economia decide della vita nostra e di quella degli altri. Per questo, se non si arriva… alle tasche non si giunge al cuore di una persona. Dal nostro rapporto con i soldi, pochi o tanti che siano, si capisce di che pasta siamo. Non a caso, nella sua controversa parabola Gesù pone un’alternativa secca: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. E narra di un amministratore infedele che ha sperperato i beni che avrebbe dovuto gestire e che prima di essere licenziato in tronco s’inventa uno stratagemma per farsi degli amici. Gesù loda la scaltrezza e non la disonestà per farci capire che il denaro è un buon servo e un pessimo padrone.
In che consiste la scaltrezza lodata dal Maestro? Nel dare uno scopo al denaro che è solo un mezzo e mai un fine. Il denaro, infatti, cessa di essere un bene quando diventa un assoluto (sciolto dal rapporto con gli altri), un feticcio (una cosa irrazionale cui sacrificare tutto, anche gli affetti), un idolo (la divinità cui affidare il senso della propria vita). La ricchezza è l’alternativa a Dio. Qualche indizio? Basta pensare al moltiplicarsi delle guerre ai nostri giorni. Da cosa nascono i conflitti? Dal fatto che le armi una volta prodotte vanno vendute e dunque impiegate. Per non pensare alla singolare scelta di chi si sposa e nel mentre firma, ha cura di mettere in chiaro la separazione dei beni. Per non dire delle famiglie dilaniate da questioni di eredità dove gli affetti più sacri sono immolati sull’altare dell’interesse. E che pensare dell’ambiente che viene saccheggiato a rischio dell’equilibrio complessivo solo per la smania del profitto?
Fortunatamente c’è un’altra scaltrezza cioè la capacità di trasformare il denaro in un mezzo di crescita e di collante sociale. Accade quando invece di farci schiacciare dalla frenesia compulsiva di accumulare siamo disposti a condividere, a mettere in comune, a distribuire. Può succedere di tutto allora: anche una comunità che si rinsalda, una società meno conflittuale, una famiglia più unita. Siamo posti di fronte a questo bivio: la scaltrezza del condividere o l’insensatezza di accumulare. Auguro di aiutare a far crescere una generazione diversa: meno centrata sulle cose e più attenta alla qualità delle relazioni interpersonali; meno affamata di denaro e più desiderosa di vita; meno conflittuale e più solidale. Lo Spirito di Gesù vi doni il consiglio e la fortezza per scegliere sempre la libertà di donare e non la schiavitù di farsi comprare a qualsiasi prezzo. Direbbe Gesù: “Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25).
