21 novembre 2025

I poveri incontrano la tenerezza e l’amore di Dio sul volto di Maria

Messa Virgo fidelis a Madonna di Dossobuono

Virgo fidelis 2025
(Zc 2, 14-17; Lc 1,46-55; Mt 12,46-50)
Santuario Madonna della Salute (Madonna di Dossobuono) in Verona, venerdì 21 novembre 2025

Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Con queste celebri parole la giovane Maria di Nazareth esplode in un canto di lode. Sfidando il cammino tortuoso tra le montagne della Giudea, ella non esita a mettere a repentaglio la sua condizione di ragazza in lieta attesa pur di non far mancare il suo aiuto all’anziana cugina Elisabetta. Non bastasse questa generosità, le sue parole si allargano alla storia umana di cui canta la possibilità di un capovolgimento che sovverta la logica del potente e del ricco e si apra all’umile e al povero. Dio compie così la sua rivoluzione, senza spargimento di sangue perché tutto tende a una totale riconciliazione. Non tollera le troppe distinzioni sociali perché vuole che tutti vivano da fratelli e sorelle, ma non vuole distruggere e annientare. Questa promessa di un orizzonte segnato dalla fratellanza e sorellanza universali è l’unico antidoto alla violenza e alla guerra di oggi che nasce sempre da una ingiustizia radicale di cui non ci si rende più conto, finendo per apparire solo un atto per quanto vitalistico di morte.

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre»”. Nel testo di Matteo, Gesù sembra rifiutare la singolarità del rapporto con la madre e con i propri congiunti in nome di un altro tipo di prossimità. Si scopre così il segreto vero e proprio di Maria che irrompe nella storia e vi introduce il suo “” radicale e libero, capace di sovvertire la logica del mondo. La grandezza di Maria, infatti, sta nella sua fedeltà, cioè nella fede che le consente di credere alle parole del Signore. Ciò che rende Maria unica non è tanto la sua concezione verginale del Figlio, ma l’essere stata una sua discepola fedele. “Se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo; ognuna, infatti, accoglie in sé il Verbo di Dio” (S. Ambrogio). Sta qui il punto che consente di comprendere appieno la recente Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede Mater Populi fidelis: infatti, i poveri “incontrano la tenerezza e l’amore di Dio sul volto di Maria. In lei loro vedono riflesso il messaggio essenziale del Vangelo” (Presentazione). Per cominciare, “corredentrice” induce ad un errore. Come sosteneva il card. Ratzinger: “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica e quindi causa malintesi… Tutto viene da Lui, come affermano soprattutto le Lettere agli Efesini e ai Colossesi. Maria è ciò che è grazie a Lui. Il termine “Corredentrice” ne oscurerebbe l’origine. Si può invece ritenere “Maria, la prima discepola” (n. 76). Dante invoca: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio”, inanellando due ossimori che la dicono discepola prima e con noi, per diventare Madre del Figlio unico che ci genera nello Spirito. Una poetessa scrive: “E non venne fecondata da alcuno, eppure generò come il poeta cui basta uno sguardo per riavere la sostanza del mondo” (A. Merini).

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