Allegato: Domenica delle Palme Porto di Legnago
Domenica delle Palme 2025
(Lc 19,28-40)
Porto di Legnago, domenica 13 aprile 2025
“Il Signore ne ha bisogno”. Gesù non ci dice quando viene il Regno, ma come viene il Re: viene sull’asino! Di questo, non di altro il Signore ha bisogno! La missione di Gesù e di chi lo segue, è quella di slegare l’asino: umile animale che serve e porta i pesi altrui. Quando capiremo che il grande mistero di Dio è che viene nell’umiltà, nel servizio, come affermava Benedetto XVI “a dare la vita, non a toglierla”? L’asinello, peraltro, richiama Zaccaria: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato” (9,9-10a). L’asino cosa fa? È un animale da servizio. Servire è la caratteristica di Gesù che è in mezzo a noi come colui che serve. Ed è la caratteristica prima di Dio che è amore, perché amare vuol dire servire l’altro. Gesù e l’asinello, dove le due teste si incontrano e si specchiano, ma è una sorpresa per tutti e due. Nessuno dei due aveva visto l’altro prima e son lì che si guardano con meraviglia e stupore! Finalmente ho trovato l’asinello, dice l’asino e l’altro dice: finalmente ho trovato Dio, perché è uguale a me!
“Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù”. Il mantello è l’indumento indispensabile per la vita, tanto che nella Torah si dice che se anche uno ha dei diritti su un altro, perché verso di lui è creditore, e quindi ha il diritto di prendergli il mantello in pegno, fino a che l’altro non restituisce il debito che ha, però con questa clausola: il mantello lo prendi in pegno di giorno, ma di notte glielo ridai, perché è la sua coperta e quindi se non ha la coperta, muore di freddo e la colpa è tua. “Se lui grida per questa ingiustizia verso di me, io lo ascolterò, dice il Signore”. Il mantello è veramente questione di vita o di morte, ben più della coperta di Linus (!). Diventa così metafora di un’accoglienza che non è solo far festa, ma è una radicale forma di coinvolgimento personale. Si tratta di scegliere di fare spazio a questo Messia non violento, re di giustizia e di pace, e di far recedere chi lavora per l’odio e la violenza. Gesù, come è noto, non cerca ammiratori, ma solo imitatori. Per questo dobbiamo interrogarci: sappiamo sottrarci alla presa del popolino che sprizza rancore e odio da ogni poro, oppure siamo capaci silenziosamente di introdurre gesti di tenerezza, di aiuto e di stupore nel quotidiano? Gesù resta in agonia fino alla fine del mondo perché anche oggi sono milioni le vittime dell’odio e dell’ingiustizia. E noi? Etty Hillesum, ha lasciato scritto nel suo Diario: “Se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio… Una cosa diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi”. Questo aiuto a Dio è in realtà quanto i cristiani oggi fanno in Terra Santa dove sono intercessori tra i contendenti in guerra tra di loro e a mani nude difendono la giustizia e la pace, come Gesù che si avvia ad entrare a Gerusalemme.
