Festa dei popoli nell’Epifania del Signore

Allegato: 06_01_2025 Festa dei popoli nell’Epifania del Signore

Festa dei popoli nell’Epifania del Signore

Cattedrale di Verona, 6 gennaio 2025

Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce… Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. Più volte Isaia rappresenta Gerusalemme come una donna che, come nella prima pagina appena ascoltata, viene invitata a sollevarsi dall’ignominia, a vestirsi di vesti sontuose e a risplendere di luce. Gerusalemme, beninteso, non è solo la città di Dio, ma anche la città di tutti i popoli. Nella tradizione biblica, infatti, la scelta di “uno” è sempre in vista di una missione a favore “di tutti”. Per questo la luce si diffonderà ben oltre le mura della città santa, oltre i confini di Israele. Leggendo la storia dei Magi questa prospettiva di apertura e di inclusione trova conferma. In effetti, a ben guardare, il brano matteano presenta un problema estremamente serio e teologicamente complesso: il mistero dell’accesso dei “lontani” alla salvezza e il pericolo di cecità dei “vicini”. I “lontani” che dall’Oriente arrivano a Gerusalemme non sono il nemico da combattere, ma l’espressione di un “progetto”. Di che progetto si tratta? Ce lo lascia intendere quel che segue.

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella”. Matteo descrive il progetto in corso, mettendo efficacemente a confronto Erode e i Magi. Erode è il simbolo del potere cieco che pensa di salvaguardare sé stesso distruggendo gli altri, visti come concorrenti e nemici, perfino nel caso di un bambino indifeso. Il muro di separazione può essere eretto in mille modi, e la storia ne è testimone: l’annientamento etnico, l’interdizione economica, la proscrizione sociale creano barriere insormontabili. Ma la cecità di Erode consiste proprio in questa presunzione di assolutezza che non percepisce il mutamento. Cerca di impedire la nascita del Messia, non sapendo che è Dio – e solo Lui – la sorgente. I Magi, per contro, sono espressione di popoli in ricerca, che si muovono dietro la stella di una vita compiuta, fuori da luoghi comuni e in stato di permanente confronto con l’altro. Si tratta anche noi di decidere se stare come Erode dentro una società chiusa e arroccata oppure come i Magi dentro una società aperta.

Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”. I Magi non ripassano da Erode che cerca lo scontro. L’altra strada è quella della fraternità e del dialogo, quella che rende non solo vicini, ma prossimi. In concreto per noi cristiani vuol dire promuovere con forza un serio e corretto dialogo interreligioso, studiando le grandi religioni esistenti al di fuori del cristianesimo, in quanto “non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra Aetate, 2). La storia conosce imprevedibili e misteriose integrazioni di popoli, di culture e di razze. Restiamo aperti a questo piano di Dio, “la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce” (Nostra Aetate, 1).

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