Essere figli significa saper ricevere e saper restituire – Transito di San Francesco

Transito di San Francesco 2025
Chiesa di San Bernardino in Verona, venerdì 3 ottobre 2025

Francesco chiede di essere deposto “nudo sulla terra nuda”. Anche nel brano che abbiamo appena letto troviamo uno scandalo. Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge di un asciugatoio per lavare i piedi ai discepoli. Pietro reagisce come molto probabilmente reagiremmo noi: Signore, tu lavi i piedi a me?” È troppo. È inaccettabile. Si disegna allora un parallelo interessante tra Gesù e san Francesco:

  • Gesù “depose le vesti” – Francesco si fa deporre nudo
  • Gesù si china ai piedi dei discepoli – Francesco si fa fratello e si lascia deporre sulla terra
  • Gesù compie un gesto di servizio incomprensibile – Francesco muore in una povertà incomprensibile
  • Entrambi scelgono di non trattenere nulla per sé, scelgono lo scandalo dell’abbassamento totale. Francesco lo fa sulla terra che aveva cantato, quella terra madre che “ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”; Gesù è il Figlio che viene sulla terra e vive senza potere, camminando a passo d’uomo.

Gesù, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, chiede: “Capite quello che ho fatto per voi?” Anche Francesco, morendo così, ci chiede: capite ciò che vi sto mostrando? Ci sta mostrando che essere figli/e significa essere fratelli e sorelle che vivono un continuo movimento di gratitudine personale ma anche un sentimento che lega al mondo intero: ricevere e restituire, lodare e benedire, accogliere e lasciare andare, sentirsi unici e parte di un cosmo fatto di interconnessioni.

In queste tensioni feconde, vorrei sottolineare come Francesco ci insegni che essere figli/e significa saper ricevere e saper restituire. Contempliamo come egli abbia vissuto tutta la sua vita in questa dinamica: ricevere la bellezza del creato e restituirla in lode, ricevere l’amore di Cristo e restituirlo ai fratelli e alle sorelle, ricevere un destino di ricchezza e trasformarlo felicemente in un destino di povertà, ricevere la vita e saperla consegnare. Restituire può essere anche un gesto arrogante. Francesco ci mostra che lasciar andare non è destinare un bene a chi vogliamo noi. Quel bene non è nostro. Non basta la generosità che regala scegliendo di far felice qualcuno. Il bene ricevuto è di Dio e non lo possiamo destinare secondo la nostra volontà.

In qualche modo Francesco, come Gesù, insegna che si muore come si è vissuto. E si è vissuto bene solo da figli e figlie – e da fratelli e sorelle – che hanno imparato a lodare, a ricevere, a prendere in prestito e a restituire. Francesco è diventato preghiera vivente perché ha vissuto come figlio e fratello, ha saputo esercitare una paternità e una maternità – come lui stesso si riconosce – promuovente e liberante. E morendo “nudo sulla nuda terra”, ci ha mostrato la suprema libertà delle creature che sanno tornare a casa nude nel possesso, ricche di gratitudine, feconde nel dono, coraggiose nella profezia che scandalizza con la radicalità del Vangelo.

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