Allegato: Esequie di M. Bacilieri – Venerdì della Vi per annum 2025
Esequie di Marco Bacilieri
(Gen 11,1-9; Sal 33; Mc 8,34–9,1)
Molina, venerdì 21 febbraio 2025
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Il discepolo deve “rinnegare sé stesso”; deve cioè accettare, a differenza di Pietro, il progetto messianico di Cristo capovolgendo in tal modo l’immagine di Dio che si è costruito e convertendo radicalmente le speranze che ha coltivato. È una conversione che va alla radice e raggiunge il centro della propria mentalità, capovolge i criteri di fondo, indiscussi, delle proprie valutazioni. In questo senso si può parlare di vero e proprio “rinnegamento”. Marco ha conosciuto personalmente questa metanoia, questa forma radicale di capovolgimento del proprio sé. Non semplicemente perché ha rimesso in discussione la sua scelta di vita più volte, ma perché non ha esitato a mettersi in discussione radicalmente, pur dentro un carattere spigoloso che lo faceva percepire come ostinato, mentre era soltanto determinato a cambiare sé stesso, più volte e senza pentimenti.
“Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Dobbiamo evitare di leggere queste parole in chiave dualistica: rinunciare alla vita terrena per quella celeste, ai valori materiali per quelli spirituali. Si farebbe un torto al Maestro e in un cero senso anche a Marco. Gesù afferma che la vita intera, materiale e spirituale, si possiede unicamente quando la si dona. Gesù dunque non comanda di rinunciare alla vita (peggio ancora rinunciare a questa vita per averne un’altra), ma esige che si cambi il progetto di questa vita. Non rinuncia affatto alla vita, ma la interpreta nel dono di sé. Non si dà alcuna opposizione tra corpo e anima, spirito e materia. L’opposizione è tra due progetti di condurre l’esistenza. Non è in gioco una vita al posto di un’altra e la scelta non è tra la vita presente e quella futura. L’alternativa è tra una vita piena e una vita vuota. È vuota quando punti tutto sul possesso, sull’avere o sull’apparire di più. È piena quando la vita uno se la gioca a favore di qualcuno e di qualcosa e diventa improvvisamente ricca di relazioni, di contatti, di incontri. Così è stata la vita di Marco. Apparentemente vuota del successo e financo della credibilità, ma piena di vitalità e di relazioni. Quelle coi suoi 4 figli coi quali avrebbe desiderato vivere ancora a lungo per vederli crescere, quelle coi suoi studenti a scuola che è passato a salutare prima di ricoverarsi, quelle con tutta la gente con cui è entrato in contatto anche qui a Molina, dove ha trascorso gli ultimi 25 anni. Ivi compresa la comunità cristiana che non ha mai disertato.
Si, davvero Marco ha reso convincente le parole di Gesù: “Quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?”. Marco, con la sua intelligenza anche pratica ha donato tutto sé stesso e ha vissuto anche il dolore della malattia senza mai lamentarsi con Dio, a riprova del fatto che non si è mai vergognato delle parole di Gesù. Per questo siamo ora certi che neanche Gesù si vergognerà di lui.
