Diventare uomini, con spirito – Natale in nocte

Allegato: 24_12_2024 -Diventare uomini con spirito – natale in nocte

 

Messa nella notte di Natale

Cattedrale di Verona, martedì 24 dicembre 2024

Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia… troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Il Natale di Gesù compie le parole del visionario Isaia che aveva profetizzato: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. Non è forse questa la descrizione del tempo che stiamo vivendo? Siamo nel mezzo di una notte buia ed insidiosa. Oltre “la guerra mondiale a pezzettini”, è buio dentro di noi per via di una sindrome che si diffonde a macchia d’olio: è la sindrome del “ritiro” dal mondo. Una controprova sperimentale? La “fuga” dei giovani per alleggerire la tensione che i ragazzi provano in un ambiente fortemente competitivo che genera un senso di inadeguatezza. Il “ritiro” dal mondo è possibile perché la famiglia risolve i problemi di sopravvivenza. In più, il digitale consente di avere a disposizione un mondo parallelo dove immergersi senza sporgersi, curiosare senza mai entrare. Il problema è che il “ritiro” anticipato fa scendere il buio sul desiderio che non ha più un campo di applicazione e di sperimentazione. E così la vita si spegne e non decolla mai.

Di cosa c’è bisogno per uscire dal buio? C’è bisogno della luce, naturalmente. I cristiani l’hanno ravvisata in Gesù di Nazaret. Non a caso nel Credo niceno, di cui quest’anno ricorre giustappunto il XVII centenario, Gesù è professato come “Dio da Dio, luce da luce”, resosi visibile agli occhi umani.

A Natale Dio non si “ritira” dal mondo, ma entra nella storia con una presenza carnale, reale. Basta questo per “rientrare” nel mondo, sentirlo finalmente a nostra misura, non senza un pizzico di umorismo. Infatti, se l’Altissimo si fa bassissimo, allora non importa diventare superuomini o, più infantilmente, supereroi. Basta diventare uomini, il cui segno inconfondibile è proprio l’umorismo. Si badi: non l’ironia sprezzante o il sarcasmo amaro. “Fare dello spirito”, cioè essere “spiritoso”, richiede, infatti, un senso di distacco, di “trascendenza” che conferisce una luce differente alle persone, alle cose, agli avvenimenti; una luce che giunge dall’alto, benevola, simpatica, ma anche intelligente e sovversiva. Come quella fulminea affermazione: “Dio esiste. Ma non sei tu, rilassati”. Guardando a Gesù bambino viene spontaneo pensare a quanto Dio “se la ride nei cieli” (Sal 2,4), visto che si appalesa in un cucciolo di uomo per sorriderci. Davvero verrebbe da dire che la vita a prenderla sul serio è tutta da ridere! Non ci resta che pregare (T. Moro): “Signore, / dammi una buona digestione / e naturalmente anche qualcosa da digerire. / Donami, Signore, un’anima semplice / che sappia far tesoro / di tutto ciò ch’è buono e puro, / e non si spaventi alla vista del male, / ma piuttosto trovi sempre il modo di rimettere le cose a posto. / Dammi un’anima che non conosca la noia, / i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, / e non permettere / che mi crucci eccessivamente / per quella cosa troppo ingombrante che si chiama ‘io’. / Dammi, Signore, il senso dell’umorismo”. Buon Natale!

 

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