“Dio è con noi nella pace e non nella guerra” – Messa coi canonici

Allegato: Messa coi canonici

Annunciazione del Signore
Messa coi canonici
(Is 7,10-14; 8,10c; Sal 40; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38)
Cattedrale di Verona, martedì 25 marzo 2025

Il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto»”. All’improvviso, senza più la mediazione del profeta Isaia, è JHWH stesso che si rivolge al traballante re Acaz, in preda ad un’autentica crisi di nervi. Al suo tempo i re di Aram (Siria) e di Israele (regno del Nord), sostenuti dall’Egitto volevano allearsi con Giuda, di cui era re Acaz, per fare fronte unico conto l’Assiria. Acaz invece si alleò con il re assiro Tiglat-Pileser III contro Aram e Israele, vinse e però fu costretto a diventare vassallo dell’Assiria. Acaz pensava di essere un politico navigato e agiva in autonomia, pensando di capire meglio di Dio che vorrebbe offrirgli un “segno” per decifrare la situazione storica. Anche noi siamo qui e, a differenza di Acaz, vogliamo lasciarci interpellare dal ‘segno’ di Dio. Più che dalle logiche della politica. Come disse papa Francesco al patriarca Kirill: «Dobbiamo usare la lingua di Gesù e non quella della politica!».

Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore»”. Acaz ipocritamente rifiuta di ascoltare Dio, adducendo come motivazione che non vuole tentarlo. E allora il profeta si scaglia contro il rifiuto del re e lo rimprovera di non voler cogliere il “segno” della vergine che partorisce per dire che dove non c’è apertura alla vita il rischio è di precipitare nell’assurdo. Nessuno è così cieco da non accorgersi che siamo anche noi sull’orlo di un baratro, anzi di un abisso, da cui potremmo non più risollevarci. Anche la nostra civiltà ha perso l’evidenza del “segno” della vita. Per contro, preferisce volgersi alla morte, di cui stiamo cogliendo presagi preoccupanti, che potrebbero rivelarsi solo un anticipo della distruzione finale. Da qui nasce, oltre la mobilitazione per aiutare, anche quella per implorare la pace dall’alto. La guerra ha sempre delle ragioni da vendere, dall’una e dall’altra parte. Ma è soltanto la pace che ha ragione. Perché solo la pace si apre al segno fragile e indifeso della vita.

Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi”. Il testo profetico, cui si ispira chiaramente Luca nella celebre pagina dell’Annunciazione appena proclamata, si chiude con queste parole: “perché Dio è con noi”. Parole che sembrano evocare le fibbie dei cinturoni dei nazisti (Got mit uns), le cui stesse parole furono utilizzate anche dall’Impero Russo. L’equazione Dio=violenza, quasi che i fedeli siano l’esercito e JHWH il condottiero, trova riscontro nella cultura ebraica antica e nelle crociate dei cristiani. Fino al tragico 11 settembre 2001 dove nella mente dei più ha trovato conferma che la religione e la guerra siano compagne di strada. Ma non è affatto così. Perché Dio è con noi” nella pace e non nella guerra, nel perdono e non nella vendetta, nella giustizia e non nella violenza.  Come nella preghiera di Dante Alighieri: “Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore”. Che il fiore che è Gesù Cristo aiuti tutti, cristiani e non, a ritrovare la via della vita e mai la morte. Amen.

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