Natività della Beata Vergine Maria 2025 – Madonna del popolo
(Mic 5,1-4a; Sal 12 (13); Rm 8,28-30; Mt 1,1-16.18-23)
Cattedrale di Verona, lunedì 8 settembre 2025
“Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo”. Verrebbe voglia di saltare la genealogia, che è una interminabile litania di nomi per arrivare a dire: è nato Gesù, il Messia! Ci deve essere, però, un motivo per il quale Matteo ha scelto di iniziare così il suo Vangelo. L’evangelista vuole trasmettere una verità fondamentale: Dio non scende dal cielo come… un meteorite. Non viene da un mondo perfetto, ma da una storia fatta di luci e di ombre, di silenzi fecondi e complici, di fedeltà e di tradimenti, di speranze e di delusioni. È quanto intende suggerire la Lettera pastorale Sul limite che sta per esservi consegnata. Come la celebre “siepe” di Leopardi (ricordate?), che sembrava chiudere l’orizzonte e invece apriva spazi infiniti all’immaginazione. Così la genealogia matteana sembra un arido elenco di nomi e invece diventa la mappa di come Dio trasforma i nostri “limiti” in “soglie” di grazia.
“Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe…”. Se la leggiamo frettolosamente, la genealogia risuona tutta al maschile. I nomi maschili sono la maggior parte, certo, ma non mancano quelli femminili. E qui di donne ne troviamo, e che donne! Tamar, che rischia tutto per ottenere giustizia; Racab, la prostituta di Gerico che salva i messaggeri di Israele; Rut, una straniera che per di più appartiene ai Moabiti, popolo odiato; Betsabea, che era moglie di Uria e che aveva commesso adulterio con Davide. Matteo, sotto traccia, afferma che non si può arrivare al Messia senza le donne e senza le vite straniere, ma anche senza uomini come Davide, che non era certo un santo, e senza uomini come Giuseppe, “uomo giusto” non perché segue ciecamente la Legge, ma perché sa riconoscere quando lo spirito della Legge va oltre la sua lettera.
C’è, da ultimo, un particolare che Matteo sottolinea con geniale intuizione teologica. Per quaranta volte leggiamo “generò”, sempre con soggetto maschile. Ma arrivati a Giuseppe, qualcosa sembra saltare: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Giuseppe non è soggetto dell’azione del generare: si dice che è lo sposo di Maria. Ma nemmeno Maria è soggetto del generare: si dice “dalla quale è nato Gesù”. Il soggetto di quella genealogia ora è Gesù. Ciò non vuol dire che Gesù è venuto dal nulla. Vuol dire piuttosto che Gesù nasce dentro un contesto in cui le persone hanno saputo accogliere la vita, nonostante il limite personale e i limiti della situazione. È la rivoluzione silenziosa di Dio: dove sembra che tutto finisca – la genealogia, la tradizione, la normalità – Dio inizia qualcosa di completamente nuovo. In Gesù, Dio accetta di nascere dalla storia umana così com’è: con donne “impreviste”, con uomini incerti, con genealogie spezzate da una novità. Smettiamo, dunque, di aver paura dei nostri limiti personali e comunitari! Guardiamoli in faccia, attraversiamoli insieme. Non facciamoci stregare dalla performance ad ogni costo e riscopriamo che il limite non è condanna, ma vocazione. Solo a partire dal “limite” e non censurandolo possiamo aprirci all’infinito che ci abita.
