Sabato della XXV per annum
(Zc 2,5-9.14-15a; Ger 31,10-12b.13; Lc 9,43b-45)
Messa con i volontari di Poeti sociali – Ferrara di Monte Baldo, sabato 27 settembre 2025
“Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: Gerusalemme sarà priva di mura… Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno”. Zaccaria esercita inizia la sua missione profetica intorno al 520 a.C., cioè “nell’ottavo mese dell’anno secondo di Dario” (Zc 1,1). Il suo nome (in ebraico זְכַרְיָה?, Zekharyah/Zəḵaryāh) significa “Jahvé ricorda”. Visse, dunque, nel periodo dopo l’esilio babilonese e si preoccupò molto della ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Le sue parole peraltro descrivono la condizione umana che è come una città “senza mura”, cioè indifesa, esposta, in pericolo. Lo dimentichiamo troppo facilmente: la vita di tutti è un pericolo permanente e nessuno per quanto si pensi difeso e protetto può sottrarsi al rischio mortale. Tanto vale prendere atto che siamo in una costante situazione di rischio e non esiste sicurezza che possa garantirci in toto nella nostra esperienza umana. Peraltro, il testo lascia intendere un’altra cosa: “Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo, ed egli dimorerà in mezzo a te”. Non avere mura genera insicurezza, certo, ma apre le porte agli altri e lascia che ci si incontri con stranieri, cui ci unisce la medesima condizione umana. Se ci si pensa, è questa la condizione del mondo di sempre, ma in questi ultimi decenni, a motivo dell’accelerazione impressa dalla globalizzazione, è molto avvertita da tutti noi. Le nostre città e paesi sono ormai un “meticciato” a cielo aperto dove capita di incontrare gente di ogni provenienza. Il che corrisponde a quell’adesione nel giorno del Signore cui fa riferimento Zaccaria.
A pensarci è questo il tema della II edizione della rassegna dei Poeti sociali, il cui titolo è “Fraternità è il nome della pace”. A tal riguardo, il vostro servizio da volontari è essenziale per almeno tre motivi che mi affretto a declinare. Il primo è che l’accoglienza è il biglietto da visita di qualsiasi istituzione o manifestazione. Sentirsi attesi e accompagnati crea da subito quell’atmosfera di famiglia che riscatta dall’individualismo e fa sentire a casa. C’è poi una ragione logistica perché grazie a voi è possibile garantire ai tanti eventi una realizzazione serena e confortevole che dia a tutti la possibilità di partecipare senza fastidi e senza problemi. Infine, il volontario è il riferimento per chiunque mostri una necessità o una urgenza cui attendere. A proposito della “fraternità”, infine, “Poeti sociali” intende descrivere con una serie di testimoni questa possibile esperienza umana che si impone rispetto alla narrazione predominante che tende ad accreditare un nuovo “scontro di civiltà”, percepito come inevitabile. Dinanzi a questa lettura catastrofista che dall’inizio del terzo millennio si alimenta ad una impossibilità di dialogo con gli altri, occorre provare a mettere in campo tutti coloro che hanno fatto diversamente. E hanno così maturato una scelta di vita che va nella direzione di essere inclusivi e di non chiudere anzitempo il dialogo. Voi di questo dialogo siete chiamati ad essere custodi. Non da soli, ma insieme.