XXVI per annum 2025 – Meeting degli adolescenti
Am 6,1a.4-7; Sl 146; 1 Tm 6,11-16; Lc 16,19-31
Pala Agsm Aim – Verona, 28 settembre 2025
“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti”. Sembra una favola, ma quella che Gesù si appresta a raccontare è la realtà. Da un lato c’è un ricco che sfoggia vestiti firmati, all’epoca di bisso e di porpora, e si concede svaghi senza tempo. Dall’altra sull’uscio di casa c’è un povero di nome Lazzaro. Non bussa, non parla, non disturba. Sta lì. È presenza muta, visibile e ignorata. Solo i cani si accorgono di lui. E gli leccano le ferite. Le bestie, insomma, vedono ciò che l’uomo non vede. Ormai sugli occhi del ricco è come ci fosse una fetta di prosciutto che gli impedisce di vedere come stanno le cose. Non è che sia cattivo. Semplicemente è “unlimited”, cioè illimitato. Come i Giga di certe pubblicità.
Ma è proprio così? In realtà, basta uno schiocco di dita perché la scena cambi. Per effetto della morte che introduce nell’al di là. La morte più che una “livella” (Totò) è una “catapulta”, che rovescia la situazione: chi sta in alto sprofonda in basso e chi sta in basso rimbalza in alto. Di uguale c’è solo il fatto che l’abisso creato dal ricco con la sua insensibilità si ritrova nell’al di là, ma a parti invertite. Il ricco è giù all’inferno tra i tormenti. Il povero è nel senso di Abramo. E qui accade di assistere ad un dialogo impossibile. C’è un ultimo tentativo che il ricco prova a mettere in campo con la richiesta di un effetto speciale, ma Abramo ha cura di precisare che “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. Quale è il senso di questa parabola che è poi la realtà? Sentirsi illimitati fa diventare insensibili. E chiude dinanzi alla vita.
In realtà oggi certi adulti si sentono unlimited. Voi in generale non vi sentite illimitati, a parte qualche scriteriato che si spara un selfie sul punto più alto di un grattacielo, sporgendosi nel vuoto. O quando vi arrischiate a fare giochi on line in cui mettete a repentaglio la vostra incolumità, come in quel gioco Blue While che trasforma il bullismo in cyberbullismo. Normalmente voi adolescenti siete così consapevoli dei vostri limiti che vi sentite puntualmente inadeguati, misurati dal giudizio degli altri, al punto di avere l’autostima sotto i tacchi. Questo è il punto. Avere dei limiti è un’opportunità. Se saprete riconoscerli ed accettarli farete come Gesù Cristo che ha trasformato la croce in un’occasione di amore più grande. In questo senso potete diventare unlimited non nel senso degli adulti che negano a sé stessi le proprie criticità e si chiudono agli altri. Ma nel senso di attraversare il limite che non è una condanna, ma una vocazione.
Ragazze e ragazzi non siete senza limiti, ma potete diventare unilimited. Se imparate a riconoscere il limite che è in voi e imparate ad attraversarlo insieme. Come lasciato detto da Confucio (551 a.C.), maestro di vita: “Colui che desidera assicurare il bene degli altri si è già assicurato il bene proprio”. I nostri limiti se condivisi ci rendono unlimited. Capito?