Chiedete, cercate, bussate – Assemblea dei presbiteri e dei diaconi 2025

Assembla dei presbiteri e dei diaconi
Giovedì della XXVII per annum (Lc 11,5-13)
Chiesa San Giuseppe dell’ex Seminario di San Massimo, giovedì 9 ottobre 2025

         “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?”. Le domande poste a bruciapelo dal Maestro, al termine della parabola dell’amico importuno, suonano quasi retoriche. Se perfino gli umani sanno dare cose buone ai loro figli, figuriamoci Dio stesso! Ma il cuore della parabola sta nei tre imperativi che Gesù esplicita con forza:chiedete, cercate, bussate. Noi più che a chiedere tendiamo ad affermare. Più che a cercare tendiamo ad aspettare. Più che a bussare tendiamo a farci bussare. Per questo, in un certo senso, questa parabola tiene dentro anche la domanda che fa da sfondo alla nostra due giorni: Come mai questo tempo non sapete valutarlo? (Lc 12,56b). L’appello di Gesù è a decidersi e non a subire il cambiamento, senza provare ad orientarlo. Chi, infatti, sa pronosticare il tempo meteorologico e ne trae subito le conseguenze, deve saper trattare del discernimento dei segni del tempo. Non basta esclamare ‘Non c’è più religione!’, senza interrogarsi se per caso sono cambiate alcune situazioni che vanno decifrate. È vero che oggi la gente dà importanza solo a ciò che “è esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio” (EG, 62). Ma questo deve portarci tutti ad interrogarci sul perché e su come si possa tornare a dare più importanza alla realtà piuttosto che all’apparenza. Di qui la necessità di formarci un giudizio sulle cose e sulle persone che aiuti a fare chiarezza e a non imprecare soltanto contro la mala sorte. Anche perché non è ispirata a saggezza la lamentela di chi rimpiange solo “i bei tempi in cui Berta filava”. Il culmine della provocazione di Gesù si ha quando avverte: “E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?”. Nessuno è esonerato dallo sforzo di interrogarsi e di provare a “cercare, chiedere, bussare”.

Riconosciamolo: è davvero difficile giudicare il nostro tempo, cogliere quelli che sono chiamati i “segni dei tempi”. È difficile comprendere i meccanismi di una società che si definisce sempre più come complessa, globale. La nostra è una società liquida chiamata a confrontarsi con continue innovazioni, in particolare dal punto di vista delle nuove tecnologie e delle conseguenze che ne derivano. È come se fossimo colti un po’ di sorpresa quando si parla di globalizzazione e delle conseguenti trasformazioni del mondo. Sono prospettive che sconcertano, di fronte alle quali ci si sente come disarmati e quasi impauriti. Il nuovo ci giunge improvviso. Obbliga a rivedere criteri, abitudini, sicurezze scontate, stili di vita. Ci sentiamo incapaci di riunire le forze, scopriamo che è molto più facile dividersi che unirsi, pensare a salvare noi stessi piuttosto che a operare con strategie comuni.

Qui oggi e domani vorremo provare a fare diversamente, tutti insieme diaconi, preti e vescovo. Buon lavoro!

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