Cercare insieme la pace – Vigilia Solennità Assunzione di Maria

Allegato: Cercare insieme la pace – vigilia dell’Assunta

 

 Vigilia dell’Assunzione di Maria

(1 Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2; 1 Cor 15,54b-57; Lc 11,27-28)

Santuario Madonna della Corona, giovedì 14 agosto 2025

 

Una donna della folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!»”. Con intuito tutto femminile l’anonima donna che grida verso Gesù, il quale è sottoposto alla dura contestazione del giudaismo ufficiale, prorompe in un’esclamazione che esprime il sentimento della folla ammirata. Quel che colpisce del breve frammento evangelico è il linguaggio schietto della donna che fa esplicito riferimento al corpo della madre: al suo grembo e al suo seno. Da qui si intuisce che il corpo da cui tutto ha avuto origine non è un semplice involucro, ma è la vita nella sua complessa evoluzione. Oggi, per contro, si tende ad annullare la dimensione biologica e l’idea stessa di natura umana, abbandonando la fragilità della condizione attuale per aprirsi a un futuro nel quale un uomo nuovo (meglio, un oltre-uomo) sarà capace di riprogrammare sé stesso, radicalmente, anche a livello cerebrale. È l’era del cyborg (uomo-macchina) dove l’uomo appare ormai come “antiquato” (G. Anders). Dinanzi a tale nuovo contesto, la festa dell’Assunzione al cielo di Maria in anima e corpo, solleva due questioni e offre una prospettiva alternativa.

La prima è che combattere le malattie e avanzare nella salute sono obiettivi condivisibili, ma da qui a programmare l’uomo perfettamente efficiente, capace di migliorarsi in modo esponenziale, insomma, immaginare una felicità resa possibile dalla tecnica, ce ne corre! Anzi, è una fatale illusione quella di sconfiggere la morte, alimentando un miraggio che nasconde forse interessi economici che porteranno, tra l’altro, a nuove divisioni di classi, se non a guerre non più per le terre rare, ma per gli anni a venire. La seconda è che la felicità va cercata non “oltre” i limiti dell’umano, ma “dentro” gli stessi: l’uomo è “imperfetto” e mai giungerà alla perfezione. D’altra parte, riprogrammare l’essere umano è impossibile proprio per la sua complessità che ne fa l’essere insieme più consapevole e più fragile. Aveva ragione Chesterton: “Ciò che rende la vita sempre romantica e piena di ardenti possibilità è l’esistenza di queste grandi ed evidenti limitazioni che costringono tutti noi ad affrontare cose che non amiamo o che non ci aspettiamo”.

Si tratta di chiedersi se vogliamo un mondo “senza limiti” che arriva fino alla guerra o se cerchiamo un mondo “di limiti” che spinge a cercare insieme la via della pace, cioè del benessere più inclusivo e pervasivo per tutti. Stasera ci siamo messi in silenzio sulla via di Maria, rischiarati solo dalle fiaccole per dire, anzi per gridare, che la guerra non è che sta per scoppiare, ma è già scoppiata. Preghiamo cosi: “Vergine madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’etterno consiglio, / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ’l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura. / Nel ventre tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace / così è germinato questo fiore. / Qui se’ a noi meridïana face / di caritate, e giuso, intra’ mortali, / se’ di speranza fontana vivace” (Paradiso, XXXIII).

condividi su