All’erta rispetto il disinteresse – festa di santa Teresa Benedetta della Croce e santa Viola

Allegato: All’erta rispetto il disinteresse – festa santa teresa benedetta della croce e santa viola

 Festa di santa Teresa Benedetta della Croce e santa Viola

(Os 2,16b.17b.21-22; Sal 45; Mt 25,1-13)

Monte Santa Viola in Azzago, sabato 9 agosto 2025

 

Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. Le dieci damigelle d’onore, chiamate a scortare la sposa, finiscono per crollare dalla stanchezza. Quando poi a mezzanotte lo sposo arriva, si produce una incrinatura improvvisa: da un lato le sagge e dall’altro le stolte. Le prime, infatti, hanno provveduto a mettere da parte olio per ungere gli stracci issati sui bastoni; le altre invece se ne sono dimenticate. Che cosa hanno le sagge che manca alle stolte? Due qualità: il senso del ‘dopo’ e la determinazione personale. Oggi sono due cose rare che finiscono per fare della nostra una generazione stolta. Non pensiamo mai alle conseguenze delle nostre azioni, cioè non mettiamo mai in campo il ‘dopo’ e ci lasciamo sopraffare dal ‘qui e ora’. Siamo poco avvezzi a valutare quanto ciascuno condiziona nel bene e nel male la situazione più generale.

A mezzanotte si alzò un grido: Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Il grido nel cuore della notte è l’imprevisto che mette a soqquadro. Chi è lo stolto oggi? È il superficiale che non si chiede che cosa stia accadendo, vive alla giornata e tira a campare. Si tratta di una stoltezza prima del cuore che dell’intelligenza. Solo chi è saggio evita la banalità perché a rigori la stupidità è peggio della malvagità. Oggi abbiamo bisogno di saggezza e di evitare la stupidità. Soprattutto quando essa diventa una collettiva disattenzione. Lei ebrea e poi monaca carmelitana si rese conto dalla propria cella dell’assurdo verso cui stava camminando l’Europa sotto il regime nazista. Intuì il dramma dell’umanità verso cui peraltro provava una empatia totale. Come quella che qui provate per il mondo della fragilità di cui tutti siamo partecipi.

C’è un ultimo dettaglio che dà da pensare nella parabola che è propria solo di Matteo. L’invito del Maestro è netto: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Non si tratta di una minaccia, ma di un invito alla concretezza. Non si vive di rimandi pensando che non toccherà mai a me; non si tratta di riempirsi di parole senza mai fare scelte coerenti; non basta limitarsi a biascicare preghiere senza conseguenze concrete. Occorre mettere da parte l’olio di opere buone oltre che di pensieri svegli. Allora la vita non si spegnerà improvvisamente. Abbiamo bisogno di stare all’erta come credenti rispetto a certi fenomeni umani come l’immigrazione, la guerra, la fame che sembrano lontani da noi, ma sono invece la posta in gioco della nostra civiltà. Disinteressarsene vuol dire essere come le damigelle stolte che si addormentano. Essere sveglie vuol dire sapere che da lì passa il nostro futuro. E impegnarsi perché accada. È quello che vedo in questa “insuperabile festa di santa Viola” che dal 1975 riunisce tanta gente della Lessinia per stare insieme all’insegna del buon cibo, dell’amicizia e oggi della solidarietà verso i disabili. Santa Viola vergine e martire che si perde nella notte dei tempi ci soccorra insieme a santa Teresa Benedetta della Croce che è una sorta di “controfigura” in chiave moderna.

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