Sono arrivati a Roma nella serata di ieri, lunedì 28 luglio, i 150 giovani tra i 19 e i 35 anni che hanno scelto di partecipare al Giubileo dei Giovani vivendo tutta la settimana nella Capitale.
Ad accoglierli calorosamente a Casa Verona, “quartier generale” ospitato nella parrocchia di San Filippo Neri a Collefiorito di Guidonia, un’equipe di alcuni volontari del Centro di Pastorale Adolescenti e Giovani insieme al direttore, don Matteo Malosto.
Per iniziare al meglio il cammino verso la Porta Santa, la celebrazione della Messa, presieduta da Don Matteo, e concelebrata dai sacerdoti che accompagnano i 3 bus di pellegrini: don Marco Accordini, don Fabio Lucchini e don Federico-Elia Scappini.
Partendo dal Vangelo che racconta della parabola sul granello di senape (Mt 13, 31-35), nell’omelia il direttore della Pastorale giovanile diocesana ha indicato come vivere i giorni a venire perché donino alla vita di ognuno la risposta alla ricerca di senso e di amore che spesso sentiamo di non meritare:
La realtà è che a volte ci sentiamo proprio così, come il più piccolo dei granellini, e sgomitiamo, in qualche modo cerchiamo di fare di tutto perché questo possa cambiare. Stiamo davanti alle cose, alla vita di tutti i giorni, anche a questo viaggio, sentendoci inadeguati, non all’altezza, non pronti, non preparati, e la nostra vita diventa un affanno per dimostrare a me stesso che non è vero, che io valgo, ne valgo veramente la pena. (…) Un Giubileo serve, come serve la Chiesa, come serve il Vangelo, per provare a dare una risposta.
Il ricordo del Giubileo del 2000, con le indimenticabili parole di San Giovanni Paolo II, tracciano la strada anche a noi oggi per vivere l’Anno Santo:
Venticinque anni fa nella spianata di Tor Vergata si erano ritrovati 2 milioni e mezzo di giovani. E la risposta a come ci sentiamo l’aveva data un Papa a cui ormai si dava poco credito perché era molto anziano, che faceva tanta fatica a parlare e a camminare, che però nella mezz’ora in cui ha parlato ha tenuto fissi a sé l’ascolto, gli occhi, il cuore dei 2 milioni e mezzo di giovani e che ad un certo punto in un silenzio incredibile, che sperimenterete anche voi, ha urlato queste parole: “È Gesù che cercate quando sognate felicità”.
La ricerca di qualcuno che anche se sbagliamo non ci giudica, la ricerca di qualcuno che ci vede oltre alle nostre maschere e ci dice “così ti voglio bene”, la ricerca di qualcuno che scende dove neanche noi vogliamo andare, dove abbiamo le domande profonde, dove abbiamo tutto quello che ci fa paura, e che ci dice “io questa tua parte la conosco perfettamente e così ti amo”. Questo è quel granellino di senape, la ricerca di qualcuno che ci ama veramente, e quel qualcuno esiste, lo stiamo incontrando ed è Gesù Cristo.
A partire da questo incontro, allora, è possibile partire per questo pellegrinaggio, e vivere il cammino della vita, con occhi nuovi e un cuore capace di amare:
Se siamo amati iniziamo ad innamorarci della vita (…). Chi è innamorato che cosa fa? Sente la fatica molto meno, perché per lui c’è qualcosa di bello in tutto, tranne che nel peccato. È uno che va, che non si preoccupa, che arriva puntuale, che si mangia la vita e che la vive veramente. Questo è quello che vi auguro e che racconta questa Parola: di essere di lievito nella pasta, di essere persone innamorate che quando arrivano le difficoltà, e ce ne saranno tante, non si lamentano, sapendo che se noi oggi beviamo solo un bicchiere d’acqua, abbiamo bevuto un bicchiere d’acqua di più di tante persone nel mondo di oggi, non hanno avuto né da bere né da mangiare.
E se ci troviamo a vivere in un posto stretto con le persone che ci sono accanto e abbiamo pochi bagni, ecco quella diventa un’opportunità. Perché? Perché se continuiamo a lamentarci della vita lo faremo fino alla fine. Ma la vita è bella per essere vissuta, non per lamentarci.
Scegliete voi come vivere questo Giubileo. Sappiate che se guardate bene tutte le testimonianze, tutti i momenti, in ogni piatto di pasta, se avrete gli occhi giusti per guardare, e nella grande Veglia col Papa ci sarà qualcuno che vi racconta che siete amati.
E se volete un modo bello per vivere la vita, provate a viverla da innamorati. Il Giubileo può farci fare questo passaggio dalla sopravvivenza all’esistenza, dal sopravvivere al vivere. Vivete questi giorni da innamorati, perché se lo sarete vi accorgerete che ogni dettaglio di questa esperienza, anche la più complicata, è un racconto del fatto che siete amati e potrete tirare fuori la parte migliore di voi.
Per affidare l’avventura del Giubileo, al termine della celebrazione, qualche minuto di Adorazione Eucaristica, animata da alcuni giovani del Centro di pastorale adolescenti.
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