Premio Ucsi 2025

Salvaguardare la comunicazione di qualità

Il bando e le parole del Vescovo

Torna il Premio giornalistico nazionale “Natale UCSI” che dal 1994 si è fatto punto di riferimento per valorizzare il giornalismo che racconta il bene e i valori della società civile. Promosso dalla sezione veronese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana e intitolato a Giuseppe Faccincani prevede iscrizione gratuita sul sito ufficiale, selezione della giuria e premiazione con cerimonia in sala Arazzi del Comune di Verona.

Il vescovo di Verona, Domenico Pompili, in qualità di presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della CEI, sottolinea:

«Il premio Natale Ucsi ha un valore ancora di più evidente di questi tempi in cui la comunicazione è una sorta di bene comune da salvaguardare. Il fatto che la quantità sia enormemente cresciuta grazie alle nuove tecnologie non significa necessariamente che sia migliorata la qualità, che si basa soprattutto su figure professionali con la necessaria competenza, ma anche la indispensabile indipendenza nell’interpretazione dei fatti. Perciò questo premio può essere un modo per segnalare che c’è un tanto buon giornalismo intorno a noi e occorre evidenziarlo, per distinguerlo in maniera netta da quello che invece è piuttosto opaco, perché affine a poteri e interessi, spesso camuffati dietro bislacche forme di comunicazione».

Mons. Pompili rileva anche come l’aspetto economico stia in parte erodendo il mondo della comunicazione: «è un tempo in cui i padroni del vapore sono proprio quelli che operano nel mondo della comunicazione, con il rischio che si autopresentino come benefattori dell’umanità».

Altri tempi, invece, quelli di San Francesco d’Assisi, di cui nel 2026 ricorrono gli ottocento anni dalla morte, occasione per celebrare e rinverdire la sua figura, che rivoluzionò proprio i modi della comunicazione: «Sicuramente è tra i pionieri della nostra lingua italiana; il suo Cantico delle creature è, in un certo senso, una sorta di anticipazione di ciò che sarebbe stata poi la nostra lingua. E sicuramente è un abile comunicatore, che introduce una visione dal basso, direi più aderente alla realtà di tanti che lo hanno preceduto. La sua efficacia comunicativa nasce da questa partenza dal concreto e dal basso, che consente di dare una lettura alla realtà molto originale e perfino anticonformista».

Il suo linguaggio presenta una componente direi calda, affettiva e non puramente cerebrale, dando spazio anche alla dimensione relazionale. Il Cantico ne è un esempio «capace di cogliere all’interno del mondo, della natura le correlazioni con la nostra vita; fa riferimento a concretezze come la terra, il cielo, il sole, la luna, le stelle, la morte e lo sa fare con una capacità di trasfigurare la realtà che lo rende emotivamente molto coinvolgente».

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