Approfondimento sulla Lettera pastorale 2025 "Sul limite"

Limiti ecologici e custodia del creato

di Stefania Signoretto

Dieci anni fa papa Francesco con la Laudato si’ lanciava un invito forte ad una visione integrale dell’ecologia, che collega le dimensioni ecologica, economica, sociale, culturale e spirituale. Non solo cambiamento climatico, inquinamento, declino della biodiversità, ma una connessione che unisce il grido della terra a quello dei poveri, perché in un mondo in cui i più vulnerabili sono i primi a subire gli effetti del cambiamento climatico, prendersi cura del creato diventa una questione di fede e di umanità. Si intuisce che la conversione ecologica è molto di più di una transizione ecologica e chiama in causa stili di vita che coinvolgono famiglia, città e comunità cristiane in rinnovati stili di vita.

Francesco era stato chiaro: “Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio […] non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana” (LS n. 217). Nonostante quel monito deciso, ci troviamo spesso davanti a un silenzio quasi imbarazzante. Stenta, anche in ambiti ecclesiali, farsi spazio una riflessione e l’impegno per una conversione ecologica. Indifferenza, scetticismo, rassegnazione hanno la meglio. La questione sembra relegata al solo mondo ecologista, risente della narrazione negazionista, mentre il tema richiederebbe tempestività, profezia, impegno etico, cura della casa comune e tessitura di relazioni profonde e fraterne. In questo orizzonte l’esperienza del limite è intrinseca sia al creato stesso, sia alla resistenza a raccogliere l’invito a un cambio di rotta.

Papa Francesco aveva già denunciato i limiti ecologici nell’enciclica: un ambiente naturale e sociale pieno di ferite causate dall’idea che la libertà umana non abbia limiti (LS n. 6); un modello di economia predatoria che premia pochi con grandi ricchezze e lascia interi popoli e le generazioni future spogliate; la consapevolezza che le materie prime di cui oggi disponiamo sono di fatto limitate. Francesco denunciava come si fossero già superati i limiti massimi di sfruttamento del pianeta, senza che fosse stata debellata la povertà (LS n. 27). Il grido del Papa si fa voce profetica quando invita tutti a ri-orientare la propria rotta, ma illumina anche il cammino quando afferma che proprio in mezzo ai limiti possono germogliare gesti di generosità, solidarietà e cura (LS n. 58).

Una possibile direzione di cambiamento è indicata nella recente lettera pastorale di mons. Pompili Sul limite, laddove si guarda al limite come soglia: un punto che segna il passaggio da uno spazio chiuso, senza prospettive ma dal quale si intravede una possibilità diversa, senza possederla ancora. Uno spazio da esplorare e abitare con audace creatività, un luogo dove coltivare l’attenzione e il dialogo per tessere relazioni, incoraggiare scelte politiche e impegni pastorali che si intrecciano e operano in sinergia, per uscire assieme con un nuovo nome dalla notte dell’avvilimento. Proprio in questa concretezza, piena di dubbi e di delusioni, può nascere qualcosa di nuovo e generativo. È necessario avere fiducia che lo Spirito possa ancora guidarci per riuscire a vedere i piccoli miracoli che accadono. La nascita delle Comunità Laudato si’, i circoli e il movimento Laudato si’, i tanti movimenti popolari sono piccoli frutti di questa sfida, testimoni che qualcosa dal basso si muove, che il Vangelo sta ancora prendendo corpo. Pur pellegrini nella notte, attraversiamo il guado per scorgere e sostenere i testimoni profetici che già operano.

Stefania Signoretto,
Incaricata per la Commissione diocesana Ecologia integrale e nuovi stili di vita

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