Scuola di pace e nonviolenza

Dalla parte delle vittime

L'esperienza estiva in Lituania

A conclusione del programma 2025, la Scuola di Pace e Nonviolenza della nostra diocesi ha promosso e organizzato dal 20 al 24 agosto, un viaggio a Vilnius (Lituania) per incontrare il centro “Peace-Our House”, promosso e animato dall’attivista Olga Karach, che accoglie esuli dalla Bielorussia.

I direttori della Scuola don Renzo Beghini e Massimo Valpiana hanno spiegato che il filo conduttore è stato l’ascolto delle vittime, che hanno raccontato le loro storie di oppositori politici perseguitati, segnate da arresti, pestaggi, torture, fughe in Bielorussia ma anche di rifiuti e diritti negati in Europa. Questa esperienza ha creato legami e un nuovo modo di guardare a questa situazione.

Riportiamo la testimonianza di alcuni partecipanti.

(Agostino)
Nei giorni trascorsi a Vilnius ho potuto ascoltare e conoscere le storie di uomini e donne fuggiti dalla Bielorussia che cercano faticosamente e dolorosamente una propria legittimità come persone, ma anche come soggetti politici difensori dei diritti umani per sé e per gli altri esuli. Our House è un luogo sicuro dove trovare il calore umano che serve per ricostruirsi dopo torture, persecuzioni poliziesche e fughe pericolose. È il luogo dove ritrovare lo spirito fondativo dell’Europa che ormai sembra soccombere a logiche nazionalistiche e sovraniste. Olga e i suoi amici sono i nuovi partigiani che resistono e lottano in modo nonviolento. Ascoltiamoli e impariamo da loro.

(Daniele)
Le richieste della campagna internazionale ObjectWar, sostenuta da più di 120 associazioni, fra cui il Movimento Nonviolento, chiede che l’Unione Europea riconosca lo status di rifugiati politici agli obiettori di coscienza, disertori e profughi bielorussi, che dalla Lituania attendono in un limbo giuridico in centri per profughi la valutazione delle richieste d’asilo, e anche a chi si rifiuta di combattere in Russia e in Ucraina”. In un contesto globale sempre più complesso e militarizzato nel quale in vari paesi europei riemerge la leva obbligatoria come conseguenza delle guerre in corso, chiediamo “il rispetto anche in tempo di guerra del diritto all’obiezione di coscienza e la cessazione della propaganda bellica”.

(Paola)
In Lituania ho conosciuto una giovane donna che vive in esilio che cerca di aiutare come può i profughi bielorussi che scappano da un regime poliziesco che li ha costretti a lasciare le loro case e le loro famiglie dalla notte al giorno, per evitare ingiuste condanne.
Sono persone altamente qualificate con una o più lauree, costrette a fare lavori umili e pericolosi in nero, per sopravvivere. Gran parte di quello che guadagnano lo spendono per pagare gli avvocati, ma ora sembra che si sia creato un business per cui la causa viene persa e vengono arrestati per qualche giorno e tutto ricomincia. Lo hanno definito “il secondo livello dell’inferno” perché mai e poi mai avrebbero creduto di non trovare accoglienza in quanto profughi politici.
Scampati alle torture e ai soprusi, rinunciando a tutto quello che avevano, hanno raggiunto la Lituania a piedi o a nuoto con null’altro addosso che i loro vestiti. Noi eravamo lì per non farli sentire soli e perché pensiamo di avere il dovere di renderli finalmente visibili. Perciò raccontate la loro storia! Alzate le antenne e fate tutto quello che è in vostro potere.
Ho visto nei loro occhi riaccendersi la speranza che qualcuno possa finalmente interessarsi a loro e non voglio deluderli!

Condividi questa notizia e resta aggiornato iscrivendoti al canale della Chiesa di Verona.

condividi su