Nel Santuario di Nostra Signora di Fátima a San Vittorino si è radunato il migliaio di veronesi pellegrini arrivati a Roma per il Giubileo dei giovani. Tanti gli abbracci e la gioia di ritrovarsi insieme, dopo i vari cammini percorsi.
Prima di partire per gli eventi finali che si terranno a Tor Vergata, hanno vissuto la Messa presieduta dal vescovo Domenico Pompili che ha condiviso con loro questi giorni speciali.
Iniziando l’omelia ha ricordato il senso del Giubileo, partendo dalla tradizione dell’Antico Testamento:
“È un tempo ove si compie una autentica rivoluzione: i debiti vengono condonati, le terre lasciate a riposare, gli schiavi resi liberi. Così si ricomincia daccapo senza possibilità di accumulo seriale e, soprattutto, senza perpetuare differenze. Vi immaginate che mondo sarebbe questo se domattina al risveglio non ci fossero più le stridenti ingiustizie di oggi e che conducono diritte alla guerra, alla morte e alla violenza fratricida?”
Vivere un anno di grazia, che un tempo comportava anche non lavorare la terra per 12 mesi, serve a ricordare che
“Noi siamo qui ospiti, forestieri, inquilini nel mondo. Altro che padroni! Tutta La Sapienza umana ha sempre ritenuto di avere Dio come padre e la terra come madre. Noi siamo improvvisamente diventati orfani di entrambi. Di conseguenza il mondo è niente e noi siamo nulla. Siamo diventati ciechi e sordi al grande canto della vita. Eppure il senso della vita è davanti ai nostri occhi. Il Giubileo ci restituisce un ordine che è quello della grazia dove l’io vive non in forza di ciò che egli produce, bensì in forza di ciò che Dio gli dona indipendentemente da ogni sua forma di produzione. Il mondo diventa un dono e ciascuno può diventa dono per l’altro”.
“Col Giubileo cambia la musica e potere diventare quelli che hanno un altro modo di stare al mondo. Alzatelo sguardo e non abbassatelo mai. Davanti a nessuno. Alzate lo sguardo: lasciatevi incontrare da quello di Dio che si riflette nella bellezza misteriosa e avvincente della terra”.
Infine ha citato la canzone Volevo essere un duro di Lucio Corsi e Tommaso Sabatini evidenziando come la realtà è che invece tutti loro sono luminosi e cercatori di luce, e presentato loro una preghiera di Edith Stein (deportata dalla Gestapo il 2 agosto 1942) che invocava lo Spirito Santo come la luce che inonda e rischiara la notte del cuore, Colui che protegge e non abbandona mai.
Ascolta qui l’omelia completa
Dopo la celebrazione, con grande entusiasmo, spinti dal senso di comunione respirato in questo momento tutto veronese e dalle parole del Vescovo, i nostri giovani si sono incamminati verso la grande spianata di Tor Vergata per vivere la tanto attesa Veglia con Papa Leone di questa sera.