A cura di don Ezio Falavegna

Per un riassetto della Chiesa di Verona

Riflessioni dal Consiglio Presbiterale

A cura di don Ezio Falavegna
ezio.falavegna@gmail.com

L’immagine del “cantiere” che connota l’impegno a “riassettare” il cammino della chiesa di Verona, indica l’esigenza di un lavoro che dura nel tempo, che non si limita a un semplice riorganizzare delle strutture, ma spinga alla realizzazione di esperienze di sinodalità vissuta, così da dare un volto di chiesa forgiata dal Vangelo.

Questo “riassettare” è anche un atto di sincera gratitudine per il servizio generoso e competente che tante persone hanno già offerto in questo servizio. Di fatto è un cammino proteso in avanti perché qualcuno lo ha generato e accompagnato.

Proprio in questo orizzonte, viene qui condiviso quanto considerato nel Consiglio Presbiterale in data 26 ottobre 2023, tenuto conto delle indicazioni emerse in quell’assise.

Sono molteplici gli appelli per un “riassetto” del cammino ecclesiale della nostra chiesa di Verona: l’invito fatto da più parti al Vescovo Domenico durante la sua visita pastorale ad operare un “rinnovamento anche delle strutture diocesane”;  il forte appello della “Sintesi dell’ascolto sinodale diocesano” vissuto in questi ultimi due anni all’interno del cammino più ampio delle chiese in Italia e del Sinodo universale in atto, che chiede di “ridefinire i paradigmi di riferimento che determinano pensieri e scelte pastorali, ricalibrando la propria pastorale sulla centralità dell’annuncio”; il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (2015) che ha fatto della “sinodalità” l’impegno per un rinnovato cammino ecclesiale; e non da ultimo l’esperienza vissuta nell’evento del Sinodo della nostra chiesa di Verona (2002-2005) delineato nelle “quattro vie per rinnovare la pastorale, così da attuare una chiesa discepola, sinodale, compagna di viaggio, testimone: estroversa e missionaria”.

Nella Lettera pastorale Sul silenzio, il Vescovo Domenico, nel desiderio che il Vangelo dia forma alla vita di ogni persona e ancor più a chi si è avventurato nel cammino di essere discepolo-missionario insieme alla comunità dei credenti in Cristo, così si esprime:

«È una ri-forma che, proprio a partire dall’esperienza del silenzio, interpella ciascuno di noi, ma anche in modo particolare la chiesa diocesana, le sue stesse strutture ed organizzazioni. Ci è chiesto di pronunciare parole responsabili tradotte in uno stile coerente con ciò che annunciamo: essenzialità (“non multa sed multum”), profondità (“salus animarum, suprema lex”) e trasversalità, intesa come interazione tra periferia e centro; tra laici e pastori; tra vescovo, preti e diaconi; tra vita ecclesiale e vita religiosa maschile e femminile; tra missione e missioni.

È attraverso questo impegno che riusciremo a pro-muovere, a partire dagli uffici di curia e dai centri di pastorale, una rinnovata presenza di chiesa in grado di cogliere, con genialità ed acutezza, ciò che oggi siamo chiamati a mantenere, e ciò che invece va fatto cadere» (Sul silenzio, pp. 56-57)

  1. Ragioni di un ripensamento

Il ripensamento dell’assetto della chiesa di Verona, oltre a rivedere l’apporto degli Organismi di partecipazione ecclesiale (Consiglio Pastorale Diocesano, il Consiglio Presbiterale, il Collegio dei Vicari, Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, …), richiede anche la necessità di una riforma della Curia diocesana, cioè degli organismi e dei soggetti che collaborano e aiutano il vescovo nel governo di tutta la diocesi (cf. can. 469). Si tratta di una necessità che chiede attenzione a due esigenze fondamentali:

a) di valore, attuando la corrispondenza con le finalità proprie di ogni struttura ecclesiale, per sua natura a servizio della vita di fede della comunità ecclesiale e della missione a servizio del vangelo.

b) di funzionamento, attraverso
– la semplificazione e l’efficacia, in modo da ottimizzare le risorse umane ed economiche e favorire un migliore coordinamento dei settori e dei soggetti implicati;
– il miglioramento della comunicazione tra gli organismi diocesani e di curia e i soggetti ecclesiali (parrocchie, unità pastorali, vita consacrata, associazioni, movimenti…), in modo da favorire un dialogo caratterizzato dall’ascolto reciproco e dalla sintonia progettuale.

Pur prendendo atto che l’organizzazione di un servizio al cammino di fede di una chiesa, per sua natura, è caratterizzato da una notevole complessità, il suo ripensamento in vista di una semplificazione nel funzionamento e di una maggiore coerenza con le sue finalità evangeliche appare in questo momento necessario.

 

  1. Tre prospettive fondamentali in cui attuare la riforma

L’impegno a questo ripensamento deve essere guidato da tre prospettive fondamentali, che corrispondono alla coscienza che la Chiesa universale e italiana hanno maturato in questo momento culturale e che costituiscono il punto di partenza e l’orizzonte in cui muoversi (il profilo di queste dimensioni è stato presentato dal Vescovo Domenico nella Meditazione per i presbiteri e per i diaconi. “Riassettare le reti”).

a) La finalità missionaria di ogni struttura e dimensione ecclesiale.
Questa esigenza missionaria si articola in tre direzioni: la cura della fede di coloro che appartengono alla comunità in forza del battesimo; l’annuncio del Vangelo come risposta al desiderio di vita e alla domanda di spiritualità delle donne e degli uomini di oggi; il dialogo con le istituzioni religiose, civili e culturali per un lavoro comune in vista di una società più giusta, fraterna e solidale.

b) Lo stile sinodale e partecipativo all’interno della comunità ecclesiale e dei suoi organismi.
Questo stile è caratterizzato dall’ascolto, dal dialogo e dalla corresponsabilità. È nel suo modo di relazionarsi ed organizzarsi che la comunità cristiana testimonia il Vangelo in modo visibile e credibile.

c) La forma della diaconia contenuto e modalità di realizzazione dell’annuncio cristiano.
L’organizzazione delle strutture a servizio della diocesi, e più specificamente della curia, verrà avviata e verificata in riferimento a queste tre dimensioni fondamentali.

 

  1. Un processo graduale: due fasi

Dal momento che ogni riforma non può essere attuata a tavolino, ma richiede un intervento lungo e complesso, pare opportuno pensarla e realizzarla nella logica di un processo da avviare più che di un cambiamento di un modello a corto termine.

Vengono avviate due fasi:
a) la prima prevede l’accorpamento dei principali organismi e uffici di curia attorno a due grandi ambiti e ad un’area servizi generali, e il coordinamento interno a ogni ambito sulla base di un progetto condiviso. Questa prima fase può già essere avviata nel presente anno pastorale 2023-2024;
b) la seconda fase mira a giungere a una riforma più sostanziale e stabile, dopo un periodo di discernimento e di sperimentazione.

La riforma sarà attenta a rispettare due criteri guida:
– che non operi uno stravolgimento troppo veloce e radicale dell’attuale impianto, tenendo conto delle caratteristiche e della storia della nostra diocesi;
– che venga condotta associando nell’elaborazione della proposta tutti i soggetti implicati, in particolare quelli impegnati nel servizio dei molteplici uffici e centri.

   

  1. Due Ambiti di vita ecclesiale e l’Area dei servizi generali

Se annuncio e testimonianza si rimandano e si esigono reciprocamente, è altrettanto vero che il che cosa e il come della vita cristiana costituiscono due elementi essenziali di riferimento, formazione e verifica per la vita di ogni discepolo-missionario. “Una Chiesa che si coltiva intensamente come discepola di Cristo non può ripiegarsi su di sé; al contrario, si sente spinta a guardare il mondo con lo sguardo stesso di Gesù… a stare nella realtà in modo evangelico” (Libro Sinodale, 254).

In questa prospettiva, vengono costituti due Ambiti di servizio raggruppati con il criterio delle finalità, all’interno dei quali sono inseriti i soggetti, gli uffici e gli organismi attuali. I due Ambiti sono i seguenti:

  1. Ambito dell’annuncio (Evangelizzazione): generare, educare, accompagnare la fede
  2. Ambito della testimonianza (Promozione umana): farsi prossimi, dialogare, stabilire alleanze

Questa scelta testimonia il volto di una chiesa “discepola missionaria” e permette di articolare i molteplici servizi diocesani a favore delle due dimensioni costitutive della comunità:

  • l’annuncio come compito di rendere a tutti disponile la grazia del vangelo, mantenendo le persone nel discepolato e abilitandole alla missione;
  • la testimonianza della vita cristiana come segno della prossimità di Dio particolarmente nei riguardi di chi è in situazione di povertà e di fragilità, e come esigenza di dialogo con la cultura contemporanea nella ricerca del bene comune.

A servizio di questi due Ambiti si affianca l’Area dei servizi generali che per sua natura richiede un proprio funzionamento e una sua peculiare organizzazione.

Fa parte della curia diocesana anche il Tribunale Ecclesiastico Diocesano, attraverso il quale il vescovo esercita la potestà giudiziaria. Esso è diretto dal vicario giudiziale diocesano e consta di personale e statuto propri.

  1. Ambito dell’Annuncio (evangelizzazione)

Servizio dell’Annuncio e della Celebrazione
Servizio della Formazione
Servizio della Spiritualità
Servizio delle Persone e degli Stati di vita

  1. Ambito della Testimonianza (promozione umana)

Servizio alla carità
Servizio per il coordinamento culturale
Servizio per la missione
Servizio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso
Servizio per la vita sociale

 Area servizi generali

Servizio legale
Servizio Comunicazioni Sociali
Servizio gestione risorse economiche-culturali
Servizio informatico

 

  1. L’organigramma e i suoi responsabili

Questo riassetto avrà come referenti un Delegato/a episcopale per ciascuno dei due Ambiti e dell’Area di servizi, con il compito di coordinare l’attività dei servizi del proprio Ambito o Area, avendo cura di condividere con i Responsabili l’attuazione di una convergenza ed essenzializzazione dei compiti loro affidati, nello stile proprio della dimensione sinodale.

Allo stesso tempo i tre Delegati/e episcopali, in stretta collaborazione con il Vescovo e il Vicario generale, sono chiamati a stimolare, accompagnare e verificare l’intero cammino, mantenendo attenzione alla finalità discepolare-missionaria di ogni servizio.

 

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